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Custodes bestiae

Regia di Lorenzo Bianchini vedi scheda film

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La recensione su Custodes bestiae

di maghella
8 stelle

“Custodes Bestiae” è il terzo lungometraggio di Lorenzo Bianchini, che dopo il bell'esordio con “Lidris cuadrade di tre” e un secondo lavoro (praticamente invisibile) “Film sporco”, fa un salto di qualità passando dall'amatoriale a qualcosa di più complesso.

 

Cinema a basso costo.

Il film è girato in digitale con attori non professionisti, in location rimediate tra amici e conoscenti, con effetti speciali praticamente inesistenti... eppure ha un fascino tutto suo e la storia è scritta e sceneggiata con cura, in maniera appassionante.

 

La trama è intrigante, il prof. Dal Colle, dopo la scoperta di alcune fotografie riguardanti un affresco da lui restaurato, vuole rilasciare una intervista ad un giornalista locale su alcune sconcertanti scoperte che ha fatto. Purtroppo scompare e sarà il giovane giornalista insieme ad uno studente ad aprire una indagine che lo porterà a scoprire misteri su fatti accaduti alla fine del '500, che paiono influenzare ancora oggi un paesino del Friuli.

 

Il Friuli e il dialetto friulano sono ancora protagonisti indiscussi del cinema di Bianchini, il dialetto permette agli attori non professionisti di sentirsi a proprio agio nella recitazione, rendendo la scena più credibile e dando al film un che di realistico.

Lorenzo Bianchini scrive e dirige un film ricco di idee e di particolari, ma alla fine tutto torna proprio perché c'è una ottima preparazione della storia nella prima parte del film mentre nella seconda tutto si snoda in un carosello di emozioni inquietanti e di atmosfere misteriose.

 

La complessità della storia sta nell'articolarla tra presente e passato, con flash back che riguardano vari personaggi che si incontrano, ma Bianchini sa usare la macchina da presa, e sa come montare il film, questo gli permette di sopperire lì dove mancano i mezzi.

Non si può non pensare a “La casa dalle finestre che ridono” di Pupi Avati guardando “Custodes Bestiae”, vuoi per l'affresco che nasconde messaggi misteriosi, vuoi per la presenza di un clero non proprio ortodosso e anche per i dialoghi in dialetto, ma “Custodes bestiae” anche se con tutti i limiti del caso, ha già una sua impronta originale.

 

In alcuni momenti il film si dilunga troppo su qualche aspetto narrativo, ma alla fine si rimane appagati per il bel risultato finale.

Credo che questo regista abbia del sano talento, come si suol dire ha “l'occhio del regista”, nel taglio delle inquadrature, ma anche per come sa montare e come sa valorizzare il poco che ha a disposizione.

 

Alcune scene mi hanno molto colpita: il viaggio di un antico carro di inquisitori del '500, che viaggia nella notte illuminato da torce infuocate.

Un puttino di pietra che guarda e indica la “stanza segreta”: la macchina da presa si posiziona dietro il puttino, mostrando ciò che indica e facendo così di noi spettatori degli “occhi di pietra”.

L'ultima scena, quasi poetica, che gioca con contrasti e giochi di luce.

 

C'è una giusta dosatura della suspance, e soprattutto nella parte finale non mancano i colpi di scena e forti atmosfere di ansia e paura.

 

Purtroppo il basso costo del film si fa notare, soprattutto oggi, nella parte tecnica: sonoro e qualità dell'immagine, immagino cosa poteva diventare una storia come questa, con una produzione adeguata.

 

Gli attori protagonisti, il giornalista e l'amico studente che l'aiuta, sono gli stessi amici di “Lidris cuadrade di tre” rispettivamente Massimiliano Pividore e Alex Nazzi, qui più maturi, danno una prova più che dignitosa, soprattutto quando recitano in dialetto.

Il male è vicino, anzi vicinissimo a noi, questo pare dirci “Custodes bestiae”, spesso camuffato da altro, spesso deriso perché diverso, inoffensivo di giorno ma pericoloso di notte, il male non ci uccide ma può renderci folli. Ci vuole astuzia e cultura per scovarlo, alla fine si nasconde nel luogo più impensato.

 

Lo consiglio agli appassionati del genere, a quelli che da un film non si fanno abbagliare solo da effetti speciali, ma che si vogliono far prendere anche di testa e non solo di pancia.

 

 

 

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