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Tutta colpa di Freud

Regia di Paolo Genovese vedi scheda film

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La recensione su Tutta colpa di Freud

di FilmTv Rivista
2 stelle

Francesco è padre di tre figlie, cresciute in solitaria dopo che la moglie lo ha abbandonato. Marta, la più grande, è libraia cortese in perenne crisi con uomini più grandi e sempre sposatissimi. Sulla sua strada Fabio, sordo dalla nascita e muto perché non gli piace il suono della sua voce (ma se è sordo dalla nascita come fa a saperlo?!?). Sara è lesbica e vive a New York, fino a quando il rifiuto della fidanzatina americana alla sua proposta di matrimonio la fa rientrare all’ovile paterno. Decisa a cambiare orientamento sessuale, finisce per perdere la bussola e tornare sui suoi passi una decina di volte. Emma, la più piccola, ha una relazione con un uomo sposato e più vecchio di lei di 32 anni, che finirà immancabilmente nello studio di Francesco il quale, a sua volta, si innamora della di lui moglie. Tentativo di commedia degli equivoci dalle piste multiple e incrociate, Tutta colpa di Freud riporta Genovese sui livelli di Immaturi, tradendo le speranze in lui riposte dopo Una famiglia perfetta. A suo agio soltanto in contesti narrativi circoscritti, il regista si perde in sequenze alternate ambiziose ma goffe e in sottotesti artistici (il teatro, la letteratura, la psicologia) buoni per ben altro cinema. Trattati in questo modo, i manuali di Freud affogano nelle banalità come il protagonista, sul cui lettino finiscono i segreti di ogni personaggio puntualmente rivelati agli altri, in barba al segreto professionale. E nel pietismo sul quale fa leva l’intero arco narrativo di Marta e Fabio il film sprofonda, rivelando lo zampino in sede di soggetto di un certo Pieraccioni.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 4 del 2014

Autore: Claudio Bartolini

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