Regia di Mike Flanagan vedi scheda film
Accettato in partenza tutto l’improbabile - diciamo più che altro impossibile - che è proposto in un horror come questo Oculus, la pellicola diretta da Mike Flanagan (al suo primo ‘vero’ impegno) è infarcita di situazioni di una stupidità disarmante. Quelle messe in atto dai due protagonisti. Gli innocenti giovani attori Karen Gillan e Brenton Thwaites (visto nel recentissimo e osannato Maleficent). Obbligati dalla sceneggiatura dei semi sconosciuti Marc D. Evans e Jeff Howard, a compiere atti di inspiegabile autolesionismo. Film come questo (che è comunque ben confezionato nella scenografia così come negli effetti speciali) quasi mai regalano qualcosa di nuovo allo spettatore che sia un minimo scafato. Necessiterebbero, quindi, di un pizzico di credibilità e di contatto con il plausibile. Fastidiosa e disarmante, per capirci, l’invadenza spiritata ed egoistica di Kaylie nei confronti del più giovane fratello Tim appena uscito da una clinica di recupero psichiatrico. Lui avrebbe un non rinviabile bisogno di reinserirsi in un’esistenza ‘normale’. Lei, senza scrupoli, lo ricaccia in un incubo sanguinario per una non verosimile foga di vendetta. Il montaggio è caratterizzato da un mix frenetico di flash back. Troppo densi e mescolati da permettere a chi vede di non cadere in confusione e poi nella noia. Ritmo e un po’ di pathos sono garantiti. Ma non basta.
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