Regia di Alexandros Avranas vedi scheda film
Miss Violence ovvero come rappresentare gli orrori di un microcosmo familiare disfunzionale. Il regista Alexandros Avranas (facente parte di quella sparuta rappresentanza di operatori del cinema ellenico) sceglie di accompagnare lo spettatore con una sceneggiatura essenziale ma affilata come la lama di un coltello ed una ambientazione claustrofobica che è l'appartamento-prigione dove la famiglia vive seguendo regole ben precise, dove le porte servono a nascondere l'indicibile, ma quando sono un ostacolo al potere assoluto del nonno-padre-padrone vengono divelte. L'incipit del film: il suicidio della figlia-nipote (?) al compimento dell'undicesimo compleanno fa subito capire che quello che vedremo sarà un "tutto in ordine, niente a posto". Una "normale" famiglia che fa dell'apparente serenità un in-consapevole credo da mostrare agli "altri". La violenza è poco rappresentata (escludendo lo stupro collettivo: vero pugno allo stomaco allo spettatore già inquietato dalle intuizioni che percepisce), ma la si respira per tutto il film. Anche l'ultimo atto di violenza che dovrebbe essere il definitivo, viene solo intravisto e "visto" con gli occhi "soddisfatti" della figlia-madre (?). Sembra tutto finito, ma la nonna ordina che si chiuda a chiave la porta d'ingresso…
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta