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Lo schiaffo

Regia di Claude Pinoteau vedi scheda film

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La recensione su Lo schiaffo

di Baliverna
8 stelle

CONTIENE ANTICIPAZIONI - Mi aspettavo un mediocre dramma adolescenziale, ma devo dire che mi è piaciuto. Il ritmo è veloce, a tratti addirittura nervoso. La regia di Pinoteau è semplicemente corretta e agile, ma il valore del film risiede secondo me anche nella materia e nella vicenda rappresentate. Al centro vi è la figlia diciannovenne (Adjani) di due coniugi separati e in procinto di divorzio (Ventura e Girardot), la quale vive una vita caotica e confusa, di cui ha perso il centro e il senso. Ha una specie di fidanzato, un ragazzo impacciato e pavido, ma ne è assai poco convinta. Studia poco e in modo discontinuo, si agita tra festini e corteggiatori, litiga col padre, è indecisa su tutto, cambia spesso idea sulle cose. Il padre, da parte sua, è un fallito in tutti i sensi: con l'amante, nel lavoro, nei rapporti con la figlia e con la moglie. Il modo in cui l'amante lo pianta alla stazione è un momento amarissimo e penoso, che porta alla luce tutta la miseria di certe persone e di certe relazioni amorose. Finché ad un certo punto, esasperato dalle intemperanze e dalle scenate della figlia, le molla un bel ceffone... E' un gesto dettato solo dall'ira, di cui poco dopo si pente. Tuttavia quello schiaffo è un punto nodale della trama, e avrà effetti ben al di là delle intenzioni di chi lo ha dato. Da quel momento esso reindirizzerà misteriosamente la vita della figlia, ma anche di tutte le numerose persone coinvolte nel guazzabuglio che si è venuto a creare. Anche la sua esistenza ridotta a una catastrofe inizierà a riprendere forma.
Senza essere troppo profondo o preciso, il film tenta comunque un'interessante riflessione sui rapporti padre e figlia, e direi familiari in generale. Quello schiaffo sembra aver fatto bene a tutti, e alla ragazza in particolare, che inizia tra l'altro a stimare veramente il papà. E' come se quelle cinque dita avessero sbloccato una situazione incancrenita, e dato una salutare scossa a una figlia che non trovava più il bandolo della matassa. Ma qui le deduzioni e le interpretazioni sono lasciate a ciascun spettatore.
Il terzetto di protagonisti è sicuramente di buon livello, ma la parte del leone la fa la vecchia gloria Lino Ventura. Quegli sguardi incerti e languidi alla moglie che telefona in cabina nell'ultima scena può farli solo un grande attore.
Non un capolavoro, ma un film ben girato, che ha le sue cosette da dire, e senza banalità. PS: La Mediaset manda in onda un vecchio videotape sbiadito e col sonoro ovattato. Peccato.

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