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La prima neve

Regia di Andrea Segre vedi scheda film

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La recensione su La prima neve

di zombi
8 stelle

un film attento e silenzioso che fa del suo silenzio la forza per urlare un dolore che l'essere umano fa così fatica ad ammettere.dany è scappato dalla libia e nel "viaggio" perde la moglie che però grazie ai medici italiani, fanno nascere la loro bimba. la bimba è sopravvissuta al viaggio della speranza, quasi avesse ucciso la madre. michele invece ha perso il papà e vive con la madre(la nervosa e appartata anita caprioli) un rapporto conflittuale fino arrivare ad accusarla di avere causato il decesso del genitore. in un piccolo borgo di montagna di una valle trentina dove si parla un dialetto bavarese antico, dany attende di ricevere il permesso di soggiorno e scapparsene da quel luogo desolato per raggiungere parigi e alcuni suoi amici che già vivono nella capitale francese, che gli fa pensare continuamente a ciò che è successo e lo fa dialogare con l'adorata moglie morta. l'estate è già degradata in un autunno gentile in cui i boschi si colorono di tante tonalità di giallo. dany lavora per il nonno di michele, lo aiuta a sistemare le arnie e a mettere a posto le cataste di legno per l'inverno alle porte. ma è tutto sospeso. dany si trova in un ambiente dove la gente vorrebbe andarsene in madagascar senza nemmeno sapere dove si trova e con nemmeno tanta convinzione. in una famiglia che deve elaborare un lutto, mentre lui non riesce ad elaborare il proprio in conflitto con la figlioletta di nemmeno un anno, il rispetto di segre per le tragedie del mare che si fanno sempre più gravi, è tattile, e anche se di film sulle migrazioni di massa come queste devono vedersene, la sensibilità del regista è esemplare. in poche parole, pose ed espressioni viene spiegato il dramma di persone che tentano il tutto per tutto pur di lasciare la propria patria dilaniata da guerre, ricevendone in eredità dolori che riescono a condividere con persone totalmente diverse  da sè, ma in fondo tremendamente simili. il dolore accomuna chiunque. il silenzio di un bosco, il fragore di un mare nero e in tempesta. la magia della prima neve della stagione che forse potrà diventare familiare e scaldare il cuore grazie all'affinità con un vecchio che ha perso il figlio, un figlio che ha perso il padre e una moglie che ha perso il marito. come sarebbe giusto che il miele stesse in vasi di legno perchè hanno lo stesso odore, dany forse è giusto che rimanga in quel piccolo villaggio tra le montagne, (lui abituato ad una grande città), perchè il dolore lo ha accomunato ad un vecchio, ad un bambino e ad una donna. qualche lieve forzatura drammaturgica, ma il film e gli attori sono talmente coinvolti che non infastidiscono. e quindi se caprioli, battiston e pierobon sono bravi risaputi, folly, matteo marchel e soprattutto peter mitterrutzner nella parte del nonno sono stupefacenti. marchel non è odioso, ma anzi rabbioso folly è annichilito da una perdita senza senso e mitterrutzner trasmette una capacità di trattenimento del dolore che appartiene solo alle persone di una certa età che oramai hanno veramente capito come vanno le cose.

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