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La prima neve

Regia di Andrea Segre vedi scheda film

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La recensione su La prima neve

di Kurtisonic
4 stelle

Il lavoro di A.Segre  è improntato a costruire e a documentare la nuova società percorsa dai flussi migratori che costringono le persone a sostanziali trasformazioni del proprio modo di vivere  e di entrare in rapporto con l’altro, si arricchisce di un nuovo capitolo, un film dopo gli interessanti documentari, la parentesi greca, e soprattutto il precedente e notevolissimo lungometraggio Io sono Lì. Questa volta la delusione è cocente, Segre appiattisce quella energia emotiva, quella luce dello sguardo che a dispetto del suo stile contenuto in immagini dense di pudore sa solitamente trasmettere con nettezza. La prima neve è un film dallo sviluppo prevedibile, senza alcuna deviazione morale inattesa o minimamente critica. Un giovane profugo africano, Dani, si confronta con la micro realtà di un paese trentino, dove è in attesa del permesso di soggiorno. La sua vita s’incrocia con quella di Pietro, un anziano falegname che gli dà lavoro, di Elisa la giovane nuora del vecchio rimasta vedova  con il figlio Michele un ragazzino che si vuole ritrarre a forza come soggetto difficile dopo la perdita del padre. Le connessioni che legano i personaggi sono esattamente quelle più scontate, il film tende a fare prevalere un’atmosfera priva di ogni tensione autentica, nella quale emergono solo buoni sentimenti e trasgressioni all’acqua di rose. Tutto amalgamato e ce ne fosse bisogno, mitigato dall’accogliente scenario ambientale degno della migliore promozione dell’ente turistico della regione, come fosse un piccolo eden montano adatto a integrare, capire e contenere ogni conflitto. L’intenzione non è questa però, l’unica linea narrativa degna di nota è proprio composta dal contrasto fra l’insoddisfazione interiore di Elisa e di Dani, costretti per motivi contingenti ad adattarsi dentro una vita che sentono lontanissima dal loro vero essere, e lo scenario naturale, bellissimo, struggente, consueto e quanto mai cartolinesco. E’ la bellezza della natura che rifiuta l’uomo (come la montagna ha rifiutato il padre di Michele uccidendolo), l’essere umano deve cercare altre forme di coesistenza e di comunità dove la natura non ha nessun vero spazio reale con il quotidiano, le sue forme devono esistere solo nell’immaginario per trascendere stati emotivi, la fruibilità e la vicinanza della natura non risolve, non spiega e non compensa affatto il comportamento delle persone. Anche qui però Segre si dilunga ed eccede nelle inquadrature sull’ambiente, smorzando i toni e annacquando i possibili scenari di contrasto. Finalmente scenderà un sottile e finto strato di neve che dovrebbe miracolosamente creare una vera comunicazione fra Michele e Dani, direi troppo tardi per crederci.. Una delusione anzi una delusione e mezza.   

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