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La vita oscena

Regia di Renato De Maria vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su La vita oscena

di alan smithee
8 stelle

locandina

La vita oscena (2014): locandina

La trasposizione del romanzo di Aldo Nove costituisce una delle prove più mature, originali e compiute del bravo regista Renato De Maria, che tuttavia proprio con questo film ricevette una contrastata e immeritatamente fischiata accoglienza al Festival di Venezia 2014, dove la pellicola fu quasi messa al bando tra inspiegabili quanto gratuiti fischi e cenni di disapprovazione.

Le tematiche si annunciavano calde sin dal titolo, dalle premesse, dalle aspettative di chi già conosceva l'opera letteraria, ma un trattamento così intransigente non trova molte spiegazioni plausibili in un'opera che sonda meglio di molte altre le tematiche della caduta nell'abisso apparentemente irrecuperabile e a senso unico, della disperazione, della solitudine e del dolore.

Queste sono le strazianti sensazioni che colpiscono un ventenne quando, colpito dalla malattia che sta consumando l'adorata madre, figlia dei fiori pazzerella e molto attraente, un po' irresponsabile, ma piena d'amore per il suo unico figlio, si vede morire inaspettatamente prima il padre di un infarto fulminante, e poi l'adorata genitrice.

Clement Metayer

La vita oscena (2014): Clement Metayer

Clement Metayer

La vita oscena (2014): Clement Metayer

Solo al mondo, se non per la presenza poco determinante zia che gli cucina sofficini, ma che per questo motivo gli impedisce di suicidarsi, il ragazzo sprofonda in un abisso fatto di spaccio di droga, frequentazioni equivoche e storie di sesso sempre più forti, appannato da uno stordimento da abuso di stupefacenti che lo rende lucido solo ad intermittenza, ma il tempo che basta per comporre versi, strofe e narrativa di rara intensità sulla duro mestiere di vivere, in grado di metterlo in luce agli occhi di un sensibile professore in grado di sollecitarlo a continuare fino alla strada universitaria.

Un percorso accidentato funestato di incidenti anche gravissimi, una discesa negli inferi di una perdizione in cui si affaccia spesso e volentieri, in modo quasi blasfemo, ma interessante e pertinente, il tentativo di riconciliazione verso una religione ed un Dio apparentemente troppo fuori mano o distratti.

Il percorso allucinato, frenetico e frammentato di rincorse sullo skateboard di un ragazzo sensibile e sfortunato ma che sarebbe riduttivo definire fragile o vulnerabile, è filmato da De Maria con efficaci e pregevoli soluzioni visive e scenografiche che rendono perfettamente l'atmosfera estatica e allucinata di un personaggio che si muove alla ricerca di una soluzione per ritrovare il calore di una famiglia, quando quest'ultima è ormai irrimediabilmente avvolta da uno spettrale e freddo nailon che ne procura la gelida rigidità cadaverica.

Isabella Ferrari

La vita oscena (2014): Isabella Ferrari

Clement Metayer

La vita oscena (2014): Clement Metayer

E se buona parte della riuscita del film consiste nella scelta assennata del giovane validissimo Clement Metayer, che ricordiamo già ottimo poco tempo prima nel suo notevole esordio con Assayas de “Qualcosa nell'aria (o meglio “Après mai” come si legge nell'originale)”, la scelta di Isabella Ferrari, compagna del regista, bellissima sempre, ma soprattutto col caschetto viola da viaggiatrice dello spazio, triste anche quando sorride, nel ruolo della madre “figlia dei fiori”, trova nell'intensa interpretazione dell'attrice piacentina, uno dei veri, genuini, raggianti e nel contempo sofferenti punti di forza della pellicola: un ruolo, il suo, che non si misura col tempo a lei dedicato o con le battute pronunciate, ma con l'intensità di ogni suo sguardo appassionato: quello pertinente di una madre tutta particolare, eccentrica, forse stramba e sciroccata, ma che tuttavia non perde di vista ,neanche da morta, il suo prezioso figlio coinvolto in un percorso in bilico sul ciglio del burrone, trovando anche la forza di apparire come un sogno allucinato e risolutorio in grado di riportare a galla un figlio ritenuto inesorabilmente spacciato.

 

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