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Anita B.

Regia di Roberto Faenza vedi scheda film

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La recensione su Anita B.

di Maciknight
3 stelle

Filmetto tipicamente da tv (nel senso più deteriore) e da vietare ai maggiori di 14 anni per il suo eccessivo e pedante buonismo, politically correct ed odore di santità che scorre insidiosamente, ma neanche tanto sottilmente. Superficiale, stucchevole, insulso.

Filmetto tipicamente da tv (nel senso più deteriore) e da vietare ai maggiori di 14 anni per il suo eccessivo e pedante buonismo, politically correct ed odore di santità che scorre insidiosamente, ma neanche tanto sottilmente. Non so quanto sia imputabile al romanzo da cui il film è tratto, ma nell’applicare esageratamente il principio di precauzione, la moderazione, la prudenza (per non dire il “paraculismo”), l’equidistanza, oltre a quanto già citato nell’incipit e soprattutto un’evidente devozione all’ebraismo ed in particolare alla causa sionista, il film finisce per risultare superficiale e per scontentare chiunque non sia intimamente connesso e schierato per motivi ideologici e familistici o non sia un nostalgico imbevuto di fotoromanzi o romanzi della serie Harmony, persino la Walt Disney in quegli anni avrebbe osato di più. Finisce per non suscitare nessuna emozione, non informa per nulla neppure a livello storico, etnico, pedagogico e culturale, non è credibile dal punto di vista realistico in quanto i personaggi sono troppo filtrati da buonismo strumentale (se sono reduci dai campi di sterminio, forse qualche trauma dovrebbero averlo subito e qualche strascico dovrebbe emergere, invece i personaggi sembrano tutti usciti da una beauty farm). Non rivela nulla neppure la contestualizzazione e l’ambientazione ridotta ai minimi termini, in quanto la storia d’amore prende il sopravvento, ma è squalliduccia, banalissima, predomina la mediocrità su tutto il tessuto narrativo. Se almeno i due protagonisti fossero stati minimamente carismatici, ma per quanto impegno pongano, uno è odioso di suo (Robert Sheehann) e lei (Eline Powell) è troppo leziosa, sdolcinata, stucchevole, in odore di santità e con benedizione apostolica incorporata. Fosse almeno intelligente e vivace, con qualche iniziativa e velleità, sarebbe risultata più accettabile, ma si comporta candidamente e stupidamente fino alla fine del film, anche quando parrebbe “miracolata” dal Fato con una serie di eventi assolutamente inverosimili (le fiabe per bambini sono molto più crudeli e dure), lei ovviamente non lo capisce, glielo devono proprio esplicitare e sillabare, con somma gioia e gaudio in cui tutti cantano e sorridono. Se lo scopo era indurre sentimenti amorevoli o quantomeno di empatia artificialmente indotta, questi film falsi e di basso profilo psicologico e culturale, finiscono per sortire l’effetto contrario, irritando per il modo in cui vengono spesi i soldi del canone (leggasi “tassa”) per appagare velleità pseudo-autoriali o qualche marchetta famigliare o clientelare, come se lo scopo fosse esaudire i desiderata di qualche committente occulto.

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