Regia di Jacques Tourneur vedi scheda film
Viaggio nelle foreste vergini dell'Honduras per un'opera carica di tutti gli ingredienti essenziali per un film d'avventura di stampo classico: dall'eroe duro ma nobile e giusto alla bellona di turno che non gli resiste, dai banditi alle insidie nascoste nella natura selvaggia.
Ambientato agli inizi del secolo XX in un Honduras sotto il giogo di una (fittizia) dittatura, “I ribelli dell'Honduras” è un viaggio nelle foreste vergini del Paese centroamericano caricato di tutti gli ingredienti essenziali del cinema d'avventura classico. C'è l'eroe duro, apparentemente spietato ma in realtà nobile e giusto, c'è la bella di turno che si innamorerà perdutamente di lui, c'è il vigliacco, ci sono i banditi e non manca certo la natura ostile. Il meglio del film di Tourneur è rappresentato, oltre che dalla magnetica presenza di un Glenn Ford in gran forma, da un ritmo serratissimo che non cala in nessun momento. Il peggio sono certo gli effetti speciali, chiamiamoli così, ridicoli (vedasi la scena con le formiche carnivore) anche per gli anni '50. Gli animali selvatici tipici della giungla vengono poi solo mostrati in stacchi presi da documentari, chiaramente disgiunti dal resto della pellicola, ma vabbè, siamo al 1953 e forse questo bastava a rendere il senso esotico della vicenda trattata. Insomma, non certo un film memorabile, ma un mezzo ragionevolmente piacevole per passare novanta minuti. Da notare la somiglianza tra l'attore che interpreta il capo degli evasi, Rodolfo Acosta, ed Edgar Ramirez.
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