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L'armata ritorna

Regia di Luciano Tovoli vedi scheda film

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La recensione su L'armata ritorna

di teaestefano
4 stelle

Ecco un film perfettamente di sinistra, pieno zeppo di stereotipi. Come intenzione principale è lodevole, cioè svelare certi retroscena poco onorevoli delle campagne militari italiane oltre l'Adriatico. Comunque, ci aveva pensato prima molto meglio (perché in modo non ideologico) Zurlini con "Le soldatesse", il quale parlava non dell'Albania ma della vicina Grecia, ove avvennero cose molto simili. Ma dicevo appunto degli stereotipi. Cominciamo con il cappellano militare intepretato da Michel Piccoli, il quale si era cimentato in ruoli consimili anni prima (L'Udienza). Il suo personaggio è decisamente odioso: ambiguo, ipocrita, bugiardo, misterioso. Incarna inoltre gli stereotipi sui preti in voga presso la sinistra: preti-borghesi-nobili-militari-sfruttatori sono tutti una risma e si appartengono l'un l'altro. E' inoltre un perfetto ipocrita: è innamorato della contessa, e pure, in barba ai suoi doveri di sacerdote, aveva coperto all'epoca il suo adulterio col soldato. Mastroianni, dall'altro canto, è un pallido riflesso di quello che fu. In vecchiaia preferì un'interpreatazione enfatica, sarcastica, grottesca, nervosa e fastidiosa. Nella scena sul ponte - che poteva esser rappresentata in tutt'altro tono - recita con una specie di cinismo/nichilismo divertito. E' anche assurda: preferisce liberarsi dei veri resti del soldato (dove poteva mentire solo su com'erano andate le cose) e appropriarsi di quelli di un altro, mentendo su tutto. Il finale all'ambasciata, con i documenti intinti nei boccali di birra, Mastroianni che va in escandescenza e l'ufficiale che va fuori di testa e si contorce sul pavimento è decisamente patetico e sgradevole. C'è anche un giovane Castellitto che fa l'albanese, in una piccola parte. La II Guerra Mondiale fu una tragedia di cui fu responsabile - quanto all'Italia - il fascismo, ma mi chiedo come i comunisti abbiano il coraggio di dipingersi come uomini di pace, con tutti i morti che hanno sulla coscienza. La parte buona del film è quella della ricerca sulle spoglie montagne (dell'aquilano, in Italia), con quelle tombe avvolte in quella desolazione e solitudine, le quali fanno immaginare quale tragedia era stata morire in quei luoghi. Piccoli dà la pugnalata finale del film. Dice: faremo una bellissima cerimonia (coi resti falsi) che placherà i cuori. La pellicola è tratta da un romanzo albanese che per forza deve essere piaciuto al regime albanese Enver Hoxha. In Albania infatti non si poteva neanche tossire senza il suo beneplacito.

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