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Last Vegas

Regia di Jon Turteltaub vedi scheda film

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La recensione su Last Vegas

di supadany
5 stelle

Apostrofato come “Una notte da leoni” della terza età, in realtà con quel film ci sono indubbiamente alcune similitudini di fondo (location, occasione e gruppo di uomini pronti a far festa sregolata), ma poi il tenore fondamentalmente opta per altro, ovvero i buoni sentimenti, un bel po’ accomodanti, senza scordarsi di (provare a) far ridere.

Anche in virtù del quartetto d’assi in campo si può tranquillamente dire che non ci si è sforzati troppo con le idee.

Quando Billy (Michael Douglas) è pronto a convolare a nozze, convoca gli amici di una vita, Archie (Morgan Freeman), Sam (Kevin Kline) e Paddy (Rovert De Niro), per un folle week end a Las Vegas.

L’età pesa sulle loro spalle, riemergono diverbi mai sopiti, c’è chi vuole tornare a vivere, chi ha un pass dalla moglie per una “libera uscita” e poi sul posto conoscono Diana (Mary Steenburgen) che farà girare la testa a più di uno di loro e vacillare più di una certezza.

Per tutti è ora di sistemare le proprie faccende.

 

Morgan Freeman, Michael Douglas, Robert De Niro, Kevin Kline

Last Vegas (2013): Morgan Freeman, Michael Douglas, Robert De Niro, Kevin Kline

 

Commedia senza troppe pretese, che punta a piacere al pubblico che fa i numeri al botteghino, rimanendo per lo più all’interno di traiettorie omologate e che in più manca spesso di brillantezza aggiungendo alcune cadute di tono ragguardevoli.

Niente di troppo pazzo in quel di Las Vegas, chiaramente da una combriccola acciaccata su più fronti non si possono chiedere follie trascendentali, ma troppi raccordi appaiono deboli e soprattutto si cerca ostinatamente di incanalare tutti i problemi di ciascuno su strade atte a risolverli.

Così il film si va, nemmeno troppo lentamente, spegnendo, dopo una presentazione di ogni singolo, ed una successiva prima parte, mediamente divertente, con soprattutto il personaggio di Sam a regalare qualche sferzata, ecco però il gradevole incomodo rappresentato da Diana, il personaggio più maturo, e non certo per l’età, che in fondo mette i paletti migliori.

Sul resto, tra un nonno che vuole ritrovare l’indipendenza, chi aveva scordato la voglia di vivere e chi ce ne ha pure troppa (ma capirà di essere in errore), troviamo ripetute feste poco spumeggianti, confronti che riprendono il passato e qualche apertura di sguardo, abbastanza per un minimo di intrattenimento, ma poco se si pensa al materiale umano convocato per l’occasione.

Infatti, avere quattro attori di questo calibro e sfruttarli al minimo, al netto dello charme e/o della simpatia che ancora possono emanare, è un peccato tutt’altro che veniale.

Tra questi, Kevin Kline è colui che appare più brillante (divertente, spensierato, ma presente), Morgan Freeman gigioneggia più che può, Michael Douglas fa ancora il ragazzino (e la storia del suo personaggio in qualche modo fa pensare al suo legame con Catherina Zeta Jones) e Robert De Niro sarebbe chiamato a dare anche qualche connotazione più seriosa, ma poi il copione non lo aiuta affatto e rimane poco oltre al lato burbero (pronto ovviamente a schiudersi).

Discorso a parte merita Mary Steenburgen, l’incomodo di spicco, gran donna ed attrice troppo spesso lasciata in disparte (anche in questo film è l’unico nome importante a non finire a carattere cubitali sul poster ufficiale), ma elegante, sbarazzina ed in relazione alla sua età anche affascinante.

Ancora una volta Jon Turteltaub dirige un prodotto di un certo lignaggio (se non altro per gli interpreti a disposizione), cavandone il minimo sindacale, o anche meno, dato che non bastano qualche risata e dinamiche che vogliono far emozionare senza struggere (tra le quali merita solo il “risveglio” dei sensi di Sam quando capisce che non può avere segreti con sua moglie e che tutte le cose belle non può fare a meno di raccontargliele) per confezionare un film funzionante.

Un po’ deludente (soprattutto in relazione alle premesse “garantite” dal cast senza il quale però sarebbe stato un disastro totale).

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