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La Casa

Regia di Fede Alvarez vedi scheda film

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La recensione su La Casa

di GIANNISV66
4 stelle

Affrontare un remake equivale ad addentrarsi in un territorio minato. Riprendere in mano un qualcosa che funzionava, un ingranaggio oliato non solo dalla bravura di chi a suo tempo lo aveva creato, ma anche e soprattutto dalla considerazione acquisita presso il pubblico (che in verità è poi il motore reale che decreta il valore di una pellicola, togliendola dallo scaffale dei film belli e basta per trasferirla nell'elenco ristretto delle opere imprescindibili) vuol dire esporsi a non pochi rischi.

A volte la cosa funziona (Non aprite quella porta di Marcus Nispel) più raramente esce il capolavoro (La Cosa di John Carpenter, ma qui parlare di remake è riduttivo, più corretto affermare che si tratta di due film diversi tratti dallo stesso romanzo).

Più spesso il confronto con l'originale si rivela impietoso, e tutto quello che si finisce per ottenere è un aumento dell'aura di leggenda di cui spesso si circondano le opere originali.

Tutto quanto sopra per giustificare un giudizio su questo La Casa versione “trent'anni dopo” che alla fine non riesce a non essere negativo.

Intendiamoci: siamo di fronte a un prodotto di fattura qualitativamente notevole, con ottimi effetti speciali che fanno impallidire quelli artigianali usati nel film originale.

E non manca qualche buona idea, almeno all'inizio, con quell'introduzione che in qualche misura cerca di prendere le distanze dal film di tre decenni prima e di introdurre qualche elemento di novità, e la scena in cui una delle protagoniste si siede su una vecchia auto coperta dai rovi, che altro non è che la cara vecchia automobile di Sam Raimi già mezzo di trasporto dei protagonisti del film del 1982, nonché suo portafortuna personale.

Ma non basta! Non basta perché alla fine la vicenda corre parallela a quella già raccontata nell'originale, e il tripudio dei sopra citati effetti sanguinolenti (persino eccessivi, almeno per chi scrive) anziché arricchire la vicenda finisce per svilirla.

La sensazione (personale, sia ben chiaro) è che questo tipo di cinematografia trovi il suo ambito ottimale nella produzione artigianale, dove l'inventiva e la capacità del realizzatore viene messa alla prova finendo per travalicare le proprie intenzioni e per creare un qualcosa che passa alla storia.

All'opposto, quando a prendere il sopravvento è la tecnologia, il rischio è che lo spettatore venga sepolto da una ridda di immagini orrende fino al disgustoso a discapito degli altri elementi.

Si parte bene, come detto, ma alla fine l'impressione non è di aver di fronte un grande film dell'orrore ma una parata di dettagli anatomo-patologici che creano fastidio ma non paura.

E questo per un film horror è un limite enorme, quello che ne decreta la bocciatura.

Fede Alvarez, regista della pellicola, è riuscito a farsi notare da Raimi grazie a un cortometraggio (Ataque de Pànico), anche qui una sorta di remake della vicenda di Raimi e compagni (Campbell e Tabert, presenti tutti e tre come produttori) che proprio per aver realizzato un cortometraggio riuscirono a farsi finanziare il primo The Evil Dead. Ma se il giovane Sam dimostrò all'epoca personalità, così come sullo schermo la dimostro Bruce Campbell, qui non se ne vede per nulla, o forse il povero Alvarez è rimasto schiacciato dal carisma di uno dei mostri sacri del genere horror.

E si parla pure di un seguito........

 

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