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Chained

Regia di Jennifer Lynch vedi scheda film

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La recensione su Chained

di leporello
2 stelle

All’indimenticabile  soldato “Palla-di-Lardo” di Kubrickiana memoria il servizio militare ha evidentemente lasciato onerosi strascichi nella psiche,  cosicchè oggi Vincent D’Onofrio si ritrova nei panni di un maniaco/disturbato niente male (d’altronde: come biasimarlo?). Ma la signorina (o signora, non saprei) Lynch, (la quale, non dimentichiamolo,  se a tre anni era sul set di “Eraserhead” diretta da suo padre, anche lei qualche strascico mentale deve pure avercelo) è ben lontana (oltre che dal genio di suo padre) dal saperne cogliere le caratteristiche per trasformare uno psicotico serial/killer in un bel film. Già cimentatasi con i mostri e le mostruosità (“Boxing Helena”) senza successo, di nuovo si rivela incapace di costruire storie e personaggi, girando un po’ a casaccio qua e là per le scene, campando di rendita su un mestiere che (evidentemente…) ben conosce, ma che di-mostra di non saper usare. Togliendo spazio al sanguinolento e puntando tutto su un piano psicologico, falliscono sia il tentativo (facile) di inscenare  una vicenda puramente splatter, sia quello (più complicato) di spiegare la relazione tra vittima e aguzzino, che rimane appunto irrisolta, isolata in uno scenario surreale che altri autori avrebbero saputo sfruttare molto meglio  (si pensi, tanto per ritirare in ballo Kubrick, a cos’è stato l’Overlook Hotel in “Shining”). Nel finale (ciliegina sulla torta che priva la mia personale valutazione anche solo della seconda stellina fin lì capitalizzata),  si scende davvero in basso, con un’appendice completamente avulsa dal contesto che si arrampica sugli specchi nel tentativo (altro fallimento) di fornire un coup-de-theatre che voglia apparire originale, e che si rivela invece soltanto ridicola per quanto assurda.
Certo non deve’essere facile chiamarsi Lynch e di mestiere fare la regista, ma forse per la cara Jennifer (che peraltro mi sembra una persona piuttosto simpatica) si dovrebbe sperare che capisca non tutti sono capaci di fare le cose alla Lynch (inteso come David), e che possa mettere presto il suo mestiere al servizio di un altro tipo di cinema.  

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