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Annie Parker

Regia di Steven Bernstein vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Annie Parker

di miss brown
3 stelle

Anni '70. La ventenne Annie Parker è sposata con l'eccentrico coetaneo Paul, chitarrista rock fallito che tira avanti pulendo piscine (a Toronto!), con cui ha un rapporto intenso e appassionato. Quando aveva 11 anni sua madre era morta per un tumore al seno, come prima di lei la nonna e una cugina, e di cancro muoiono nel giro di pochi anni anche il padre e la sorella di 37 anni. Annie comincia ad esserne ossessionata, marito e amici non sanno più come prenderla. Ma il suo non era solo pessimismo: un carcinoma al seno le viene diagnosticato nel 1980, a 29 anni. Guarisce. Il marito, codardo, la trascura e la accusa di trascurarlo (poverino!), gli ripugna tornare a fare sesso con lei e finisce a letto con la migliore amica della moglie. Nel 1988 è la volta di un cancro alle ovaie, ma stavolta, durante il tormento della chemioterapia, Annie ha accanto un nuovo affettuoso compagno, un vedovo presentatole dall'infermiera del suo medico. Riuscirà a sconfiggere un altro tumore nel 2004, a 53 anni: insomma, una donna indistruttibile.

Parallelamente all'Università di Berkeley c'è la quarantenne genetista Mary-Claire King, fin da studente combattiva sostenitrice dei diritti umani, nota anche per aver collaborato nel 1984 con le Nonne di Plaza de Mayo per l'identificazione dei nipotini rapiti in Argentina durante la dittatura di Videla e Galtieri. Contro la convinzione universalmente diffusa fra i medici, sente che le "famiglie sfortunate" non esistono, è caparbiamente convinta dell'ereditarietà del tumore al seno e intende dimostrarlo attraverso la sequenziazione del Dna di decine di malate. Sostenuta solo da un paio di colleghi, del tutto priva di sponsor e con l'aiuto di un team composto da una decina di studenti, nel 1990 riesce finalmente a dimostrare che un singolo gene sul cromosoma 17, più tardi conosciuto come BRCA1, è responsabile di molti tumori al seno e alle ovaie, e che almeno il 5% dei casi di cancro al seno è ereditario. Un piccolissimo passo, ma decisivo, verso la ricerca di una cura.

Il sottotitolo "ispirato a una storia vera" tende di solito a farmi venire l'orticaria, ma in questo caso il tema pareva decisamente interessante: il racconto alternato di due vere lottatrici, due donne quasi coetanee e così diverse, che da due lati del fronte combattono per sconfiggere lo stesso orrendo nemico. Il cast è di alto livello: Samantha Morton, molto appesantita e fuori forma, è un'appassionata, commovente, inarrestabile Annie; sulle sue spalle si regge tutto il film. Un'algida, rinsecchita e palesemente annoiata Helen Hunt è la dottoressa King (che si affretta a brevettare il gene appena scoperto, perché "è così che si fanno i soldi"). Uno stralunato e variamente imparruccato Aaron Paul interpreta il marito fedifrago che, indovinate un po'? è morto anche lui di cancro al colon prima dei 40 anni. (E smettetela di toccarvi, non è carino!)

In piccole e piccolissime parti c'è una lunga serie di buoni attori, dai solidi trascorsi cinematografici e televisivi: Alice Eve è Louise, l'amica traditrice; Corey Stoll l'oncologo che ha una cotta per Annie; Rashida Jones la sua amichevole infermiera; Bradley Whitford il suo nuovo compagno Marshall; Maggie Grace, Richard Schiff, Ben McKenzie spiccano nello staff della King a Berkeley; i veterani Bob Gunton e Robert Pine sono due medici. Eppure, nonostante le buone premesse e il ricco cast, il film non solo non decolla: è proprio insopportabile.

La responsabilità è tutta del debuttante sceneggiatore e regista Steven Bernstein. Onesto direttore della fotografia in una quarantina di titoli (fra cui MONSTER e COME L'ACQUA PER IL CIOCCOLATO, ma niente altro di particolarmente meritevole) ha letto una decina d'anni fa la storia di Annie scritta dal suo medico, il dott. Mike Moss, e vi si è talmente appassionato da dedicarsi per anni solo alla realizzazione del film. Ha scritto la sceneggiatura insieme al figlio Adam e in mancanza di finanziamenti adeguati si è venduto un aereo, poi la casa e perfino l'auto. Con un pizzico di fortuna ha infine vinto la Tax Credit Lottery dello Stato della California e la produzione è potuta partire, con l'intero cast stipendiato ai minimi sindacali.

Purtroppo la sceneggiatura è fastidiosamente dilettantesca e troppo spesso somiglia pericolosamente a certi programmi tv pomeridiani di "vita vera", dilungandosi nel patetico. La storia funziona abbastanza finché racconta di come il profondo amore della giovane coppia viene risucchiato dalla malattia. Ma potevano esserci risparmiati certi primi piani di vomito verdastro, così come la scena in cui i due comunicano al figlio l'imminente divorzio, di una banalità imbarazzante, o le ridicole costruzioni di eliche di Dna che Annie costruisce con palline di legno sul tavolo della cucina, per "cercare di capire". Siccome il tema è pesantuccio, per alleggerirlo Bernstein ha avuto l'infelice idea di inserire dei siparietti umoristici, come la penosa gag più volte ripetuta dell'addetto alle pompe funebri che corteggia maldestramente Annie durante i tanti funerali, o i suoi surreali monologhi allo specchio quando per la chemio perde tutti i capelli.

Tutta la parte relativa ai 14 anni di ricerche di Mary-Claire King, che si svolge esclusivamente all'interno di un unico laboratorio, ignorando totalmente il privato della dottoressa, è tirata via malamente. Capisco che il budget era limitato, ma si poteva fare qualcosa di più di una specie di lezioncina a puntate "Genetica per idioti", con ricercatrici carine con occhiali cerchiati (come da stereotipo) che illustrano pacchi di statistiche su grandi fogli scritti coi pennarelli neri e rossi appesi alle pareti, in una sala riunioni con gli altri tutti intorno che annuiscono col capo. Le due linee narrative finiscono perciò per essere molto squilibrate: strappacuore, tutta passione e viscere la storia di Annie Parker, noiosetta, tutta cervello e aridi dati quella di Mary-Claire King. Fra l'altro, durante il lungo arco temporale della storia solo i modelli di computer si evolvono, mentre nessuno dei personaggi invecchia di un giorno: hanno voluto risparmiare anche sui truccatori?

Le buone intenzioni non bastano per fare un buon film: questo si può vedere giusto in tv mentre si stira o si sgranano piselli. In Italia viene distribuito il 30 ottobre, collegato al Mese per la Prevenzione dei Tumori al Seno, con l'idea di sensibilizzare le donne sane alla cura di sé e insieme incoraggiare le malate, offrendo loro una storia di speranza. Ma francamente i 2 milioni di dollari usati per realizzarlo sarebbero stati meglio spesi in una donazione per la ricerca.

(parzialmente pubblicato il 28/10/2014 su masedomani.com)

 

 

 

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