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E io non pago

Regia di Alessandro Capone vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su E io non pago

di hallorann
4 stelle

Jerry Calà, dopo il nostalgico OPERAZIONE VACANZE, replica in doppia veste di soggettista e attore (co)protagonista anche in E IO NON PAGO dell’amico Alessandro Capone e dello stesso produttore Andrea Iervolino. Lo scenario è quello abituale (per lui) di Poltu Quatu in Costa Smeralda, solo che a differenza di VITA SMERALDA in cui decantava il berlusconismo vacanziero mutuato dal lelemorismo, stavolta per stare sulla cronaca ne tesse gli ultimi vagiti minacciati dalla Guardia di Finanza. I protagonisti, infatti, sono il maresciallo Remo Signorelli e il brigadiere Riccardo Riva in incognito per verificare e stanare evasori fiscali. Fulvio/Calà è una sorta di ibrido tra Briatore e Umberto Smaila che canta, intrattiene e gestisce un locale in cui bazzicano ragazze facili e un onorevole meridionale a caccia di mignotte e di pozioni magiche. Fulvio e il maresciallo erano compagni di scuola, se il primo è allergico a ricevute fiscali, il secondo è integerrimo e ligio al dovere, “io so’ uno dritto, uno regolare”. Il ragionier Grilli, dotato di un “computer” in carne e ossa che non lascia tracciabilità, manovra gli allegri evasori di villaggi vacanze, chirurghi estetici e avventori neofiti quali il pastore Bruno Cadeddu al quale consiglia di riversare i suoi 300.000 euro di guadagni dalle forme di formaggio all’interno di un tricheco di plastica, in modo da esportarli (senza odore) in un paradiso fiscale. Ciò darà adito a una serie di spassosi equivoci a base di trichechi da “squartare”, l’attore che impersona il pastore sardo aspirante evasore è il comico di Oristano Benito Urgu. Popolarissimo in Sardegna, spalla di Nino Frassica e ospite di alcuni suoi programmi televisivi (in passato lo è stato di Chiambretti), in E IO NON PAGO ripropone alcuni suoi tormentoni, si sottrae ad alcuni luoghi comuni locali duri a morire che potrebbero classificarlo come macchietta, in realtà si rivela un valore aggiunto che diverte. Valeria Marini è la maga Sonia cliente marchetta del locale di Fulvio, dispensa pozioni e numerose frasi in dialetto rivolte soprattutto ai suoi dipendenti conterranei vessati e segregati in una grotta. Una metafora (se vogliamo) della condizione dei sardi costretti da sempre ad essere schiavi e coloni di vip e ricconi nell’enclave fondata dall’Aga Khan cinquanta anni fa. La maxi operazione della Guardia di Finanza arriverà a compimento e il maresciallo grazierà in un certo senso l’ex compagno di scuola, tra di loro insomma finirà a tarallucci e vino. Calà con gli sceneggiatori Biglione, Rossi, Tavanelli e Capone non ci risparmiano una sfilza di morali compresse: tra le altre il personaggio pulito dell’estetista Roberta che si innamorata riamata del brigadiere; Fulvio che, dopo aver propinato un ricatto alla Fabrizio Corona all’amico “traditore” Remo, si giustifica autodefinendosi un buffone evasore per necessità (Sic!) e un finale festaiolo e fasullo. E IO NON PAGO – interpretato da Maurizio Mattioli e Maurizio Casagrande nei ruoli principali – è pronto per la prima serata di Italia Uno: poche gag e ancora meno risate, molti duetti tirati e sudati dal buon Mattioli e dall’intramontabile Calà uguale a se stesso, troppe spiegazioni in conclusione per il pubblico beota televisivo appunto. Enzo Salvi nella parte dell’odioso Grilli fa di tutto per non essere una macchietta ma è un’impresa eccezionale. Non malaccio la Marini, le musiche citano il Fabio Frizzi di FEBBRE DA CAVALLO e chissà cosa diavolo altro, Capone forse si ispira allo Steno de I TARTASSATI ma al limite potrebbe essere scambiato per un terzo fratello Vanzina. Commedia alla Marino Girolami anni sessanta.

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