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Cha cha cha

Regia di Marco Risi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Cha cha cha

di hallorann
8 stelle

Se CHA CHA CHA fosse stato girato negli anni settanta Luca Argentero sarebbe stato doppiato da Massimo Turci o Luigi La Monica piuttosto che da Pino Colizzi o Sergio Graziani. Per fortuna siamo nel 2013 e da un pezzo esiste la presa diretta e gli attori (italiani) si doppiano da soli. Dunque chi è causa del suo mal pianga se stesso. Frecciata personale a parte, Argentero se la cava bene, nonostante la voce, grazie a Marco Risi che sa far recitare anche i sassi. Il figlio di Dino si dimostra, ancora una volta, un bravo regista navigato ed esperto nell’esplorare i registri cinematografici più disparati. In CHA CHA CHA siamo nel territorio del noir, del giallo con espliciti rimandi all’Italia degli anni dieci. Facendo tesoro di una lunga esperienza, Risi mutua il cinema di impegno civile (col quale si affermò) con un genere che finora non aveva ancora sperimentato. Asciutto e preciso ci racconta una Roma nera in cui l’investigatore privato Corso, ex tante cose, occupandosi di un ragazzino figlio di Michelle, attrice e intrattenitrice legata ad un potente avvocato, scoperchia troppe pentole scomode. Corso, Torre, Argento, Manca, Rizzo sono i cognomi citazionisti o meno della torbida vicenda. Corso è un solitario, onesto e di talento (come lo era Corso Salani cineasta), uomo sgualcito, ferito dentro e fuori. Un eroe alla Hammett in un mare di corruzione e dolore inespresso. Torre rappresenta lo Stato, l’ambiguità di esso, colui che tutto vede e tutto riordina a seconda delle circostanze. La Torre nella scacchiera chiamata Italia dalle trame oscure. Argento è la quintessenza del male sociale, il potere dei soldi e delle corruzione. Il sangue della sua mente obnubilata imbratterà, completerà un ritratto pop (alla Andy Warhol) della compagna. Il confine tra vero e falso è sempre labile. Michelle è una donna sconfitta in carriera e nella vita, una reduce costretta a sopravvivere sulle macerie dello spettacolo Italia. La tragedia si consuma mentre lei con Shel Shapiro canta una versione lounge e soft di “Che colpa abbiamo noi” dalle parole appropriate per descrivere la realtà odierna che trapela dal film. Giallo e Denuncia si intrecciano sotto una coltre nera che sovrasta la città di notte, come le numerose riprese dall’alto sottolineano. In Italia finisce tutto in maschera o in una gara di ballo di CHA CHA CHA e la vita continua. La pellicola coglie nel segno, le caratterizzazioni sono ben limate da Risi regista e sceneggiatore con Jim Carrington e Andrea Purgatori: il fotografo vizioso di Marco Leonardi, l’intercettatore dalle lenti scure di Bebo Storti, l’ottimo Torre di Claudio Amendola ripescato e rilavato dalle incrostazioni televisive, il massiccio e sinistro Argento di Pippo Delbono. Convincono persino i due protagonisti Eva Herzigova e il citato Argentero, ma i meriti li abbiamo già attribuiti. Di rilievo le musiche mai invasive di Marco I. Benevento e la fotografia del compianto Marco Onorato. 

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