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Green snake

Regia di Tsui Hark vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su Green snake

di AndreaVenuti
9 stelle

Green Snake è un film di Hong Kong del 1993; scritto, diretto e prodotto da Tsui Hark. Il film è tratto da una novella di Lilian Lee.

 

Sinossi: Green (Maggie Cheung) e White (Joey Wong) sono due sorelle serpenti con l'abilità di mutare in esseri umani; entrambe vagano sulla terra da oltre 200 anni ed il loro obiettivo è cercare di capire cosa sia l'amore; Snake, la maggiore, a tal proposito decide di sedure un giovane ed onesto medico ma con il tempo i due i innamorano perdutamente provocando anche l'invidia della sorella minore. Nel contempo tale Monk Fat-hoi (Vincent Zhao), un monaco buddista dotato di poteri sovrannaturali, cercheà di ostacolare tale relazione considerata da lui immorale e deleteria...

 

Locandina Green Snake

 

Nei primi anni Novanta Tsui Hark aveva già raggiunto una posizione di assoluto prestigio nello star system hongkonghese tale da potersi permettere qualsiasi cosa, tra cui la realizzazione di un film ambizioso a cui teneva moltissimo abbracciando pure il suo genere preferito ossia il wuxia-fantasy; genere che lui stesso rivoluzionò sia in veste di regista (Zu Warriors, 1982) sia come produttore (Storie di fantasmi cinesi, 1987, regia di Ching Siu-tung).

Dunque Hark infischiandosene dei rischi, decide di realizzare questo Green Snake ricorrendo ad un linguaggio cinematografico audace e puntando fuori tempo massimo (a livello mondiale ormai stava spopolando la CGI) ad effetti speciali artigianali ma straordinariamente ingegnosi, dando vita ad un universo chimerico dove il suo amore per il cinema traspare da ogni fotogramma. Sfortunatamente pubblico e critica non capirono la complessità dell'opera, probabilmente fuorviati dall'utilizzo di effeti speciali rudimentali e quindi non pienamente focalizzati sul film.

 

Green Snake è a tutti gli effetti un capolavoro che riassume perfettamente l'idea di cinema del regista, ossia una narrazione popolare complessa e provocatoria.

Interessantissimo l'incipit: il film si apre in maniera ermerica con la macchina da presa che si muove in rallenty riprendendo uno scenario desertico immerso in un rosso tenue dove una serie di opeari deformi lavorano instancabilmente, il tutto alternato ad una figura intera di un misterioso monaco che osserva la situazione da una posizione sopraelevata.

Con la sequenza successiva invece si cambia completamente scenario; questa volta siamo immersi in un paesaggio naturale splendido e ritroviamo il misterioso monaco, il quale si sta allenando con il suo maestro salvo poi sfidarlo in un letale duello contraddistinto da effeti speciali artigianali estremamente ricercati, tali da rievocare la magia illusionistica (amore fanciullesco del regista).

 

Il film è inoltre contraddistinto da un'esplosione di erotismo lussurioso e pensiamo alla fantastica sequenza ambientata in una taverna dove alcune ragazze indiane si stanno esibendo in una danza del ventre conturbante. Scena costruita in montaggio parallello e questa danza seducente è appunto alternata ad una giovane coppia impegnata in effusioni amorose sul tetto di un edificio. Fin qui tutto bene ma in realtà i due giovani sono sorelle, quindi stiamo assistendo ad una sorta di scena lesbo incestuosa.

Le due sorelle sono l'embelma di una sessualità libera, pura e senza restrizione che si contrappone alla falsa moralità intransigente del monaco buddista.

In riferimento alla sessualità troviamo anche l'inserimento di elementi hitchcockiani voyeuristici e mi riferisco alla scena in cui White sta amoreggiando con suo marito ma non sa di essere spiata dalla sorella Green, la quale prova eccitamento dalla visione.

La stessa ragazza poco dopo dirà al marito della sorella una frase alquanto chiara: «Dopo che ho bevuto il vino divento focosa»

 

Hark in maniera più velata ragiona con occhio critico anche sul tema dell'integrazione e accettazione di culture diverse; le due sorelle alla fine riusciranno (in particolare modo White) ad integrarsi bene con la società umana tuttavia questo non basterà a cancellare la diffidenza del monaco, il quale non accetta assolutamente relazioni fra specie diversi.

il film ad una lettura più attenta vuole anche essere una sorta di manifesto multiculturale contro ogni forma di razzismo.

 

Ritornando sulle singole sequenze, impossibile non citare quella in cui il monaco durate una seduta di meditazione viene attaccato da creature demoniache; Hark realizza una sorta di mini viaggio psichedelico ultra-pop, i colori i variano dal fuxia al verde, con il monaco atto a combatere esseri alquanto stravaganti legati ad un cordone ombelicale.

Alla fine della lotta, scopriremo che in realtà questo scontro non si è verificato almeno materialmente ma era solo una sorta di premonizione.

 

Concludo con due paroline sulla regia:

Si è già detto degli effetti speciali artigianali meravigliosi, uniti ad alcune scelte registiche di prima qualità e nello specifico risultano di grande impatto sia i tanti campi totali sul paesaggio naturalistico di stampo pittorico (bellissimo il villaggio) sia i fantastici establishing shot seguiti da lente carrellate verticali sulla villa delle due sorelle, luogo maliardo e sognate.

Ottime anche le coreografie dei combattimenti con uno stile di lotta volutamente irreale.

 

Film magnifico che sfida la tecnologia digitale dimostrando come attraverso l'ingegno ed il talento sia possbile rappresentare ogni cosa. Perla rara che merita assolutamente la riscoperta e rivalutazione.

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