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Beautiful Creatures - La sedicesima luna

Regia di Richard Lagravenese vedi scheda film

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La recensione su Beautiful Creatures - La sedicesima luna

di Enrique
5 stelle

Film formato teenager sull’orlo della maturità dei sentimenti, ma basato su un format dal medesimo spessore culturale anche quando si tratta di tessere la fibra tematica che tiene, almeno nelle intenzioni, tutta l’impalcatura. Uno spessore che non è, per ciò stesso, debole e precario per principio, bensì – ribadisco – tarato sulla natura e la capacità di comprensione del proprio pubblico di riferimento.

Come dire, debitamente contestualizzato, il film si tiene a galla, a filo d’acqua.

Un intenso (a tratti melodrammatico e dolciastro, a tratti spiritoso e quasi commovente), legame d’amore si impone su tutto; in primis sulle discutibili pretese da spiritismo esoterico e anticlericale, anche se il dualismo oppositivo con la religione cristiana è più un pretesto per denunciare le ipocrisie del bigottismo fondamentalista ed il credo ottusamente conservatore di un certo pensiero di fede più che un clamoroso passo falso nella costruzione della verosimiglianza delle apparenze. Al centro vi è sempre la relazione fra i due protagonisti; bella e acerba come le prime cotte adolescenziali; pericolosa e costellata da fragili certezze, immersa in una spensieratezza eccitante che cela incognite ad ogni curva, ad ogni instabile passo (e questo è il principale merito - o, per chi ha superato la soglia dell’adolescenza, anche un po’ il demerito - del film).

Fra Bukowski e Vonnegu (Mattatoio n. 5) Beautiful Creatures si dà un’aria da film culturalmente impegnato (sic!) ciò che se, per un verso, vale un minimo a contraddistinguerlo dalla massa di suoi precursori, per altro verso, a dire il vero, ingenera anche e soprattutto un effetto straniante più weird che altro.

Depurato, peraltro, dalle tentate spiegazioni di raccontare il mistery color dell’animo umano (vuoi luminoso, vuoi prono alle tenebre… ovvero magari a metà strada) e fatta la tara (per i meno inclini al romanticismo di primo pelo) dell’alchimia zuccherosa che sintonizza i due protagonisti sulla medesima lunghezza d’onda, il film è un fantasy contemporaneo (nella sua accezione, quella della contemporaneità, che abbraccia un’epoca storica molto vasta, Guerra Civile americana compresa), a tinte dark, che si lascia guardare senza fare troppi danni; certo l’immane sforzo della quadratura del cerchio (soprattutto, per l’appunto, quando alligna maliziosamente sul terreno della religiosità del sud, senza mezze misure e con tutti i preconcetti del caso) provoca (almeno nella sua rappresentazione cinematografica) notevoli sussulti di perplessità (per non dire singulti di buon senso). Né appare molto coerente quando, calcando la mano solamente sull’intensità del battito amoroso, trascura completamente di conferire maggiore sostegno alla definizione della coerenza complessiva del contesto; contesto ricostruito, almeno sul grande schermo, per frammenti che si incastrano solo ogni tanto ovvero, nella migliore delle ipotesi, semplicemente alquanto povero (il solito manicheismo fra genere umano, da un lato, e progenie di altra natura, che reclama il proprio spazio nel mondo, anche al prezzo dello scontro totale di civiltà, dall’altro, è stato già raccontato milioni di altre volte in altrettanti film e quasi non se ne può più; quanto alla storiella della maledizione, di come possa essere superata ed il suo fattuale epilogo, ciò, a maggior ragione, non lascia granchè spazio all’indulgenza nel giudizio).

 

Dalle mani del buon R. LaGravenese (autore come sceneggiatore e regista di opere di indubbio pregio; personalmente sono legato molto a Freedom Writers) non ci si poteva che aspettare un intreccio sentimentale robusto, capace di fare breccia non solo nel pubblico target del film; diverso il discorso per i sottotesti esoterico-religiosi ed i giochi ad effetto che interessano la cornice fantasy e quella “intellettualoide”; non di bassa lega, ma di grana grossa sì; quella che non è degna di nota (se non al prezzo di un giudizio assai ingeneroso).

Alden Ehrenreich, Alice Englert

Beautiful Creatures - La sedicesima luna (2013): Alden Ehrenreich, Alice Englert

Alla fine rimane pallidamente impressa la caratterizzazione dei 2 protagonisti; l’inscalfibile positività di lui, la dolcezza naif di lei; la chimica del cuore parzialmente estranea ai convenzionali circuiti holliwoodiani di loro; e ciò è sufficiente a lasciare in legato un ricordo di non incondizionata insoddisfazione; a condizione che non si torni più sul luogo del delitto; foss’anche in uno Stato diverso dal cuore della Carolina del Sud.

“Amen” (anche a costo di un vetro in frantumi o un lampo di troppo).

 

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