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Tilt

Regia di Viktor Chouchkov vedi scheda film

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La recensione su Tilt

di OGM
8 stelle

La Bulgaria partecipa agli Academy Awards 2012 con una  semplice storia di ragazzi: normali adolescenti che amano, osano e sbagliano, sullo sfondo di un’Europa che sta improvvisamente cambiando. Nel 1989, Stash vive a Sofia con sua madre, che lavora come bigliettaia in stazione, e trascorre le sue giornate con tre suoi coetanei, con cui divide la passione per lo skateboard, per il flipper e per la musica dei Sex Pistols. Per guadagnarsi qualche soldo, duplicano videocassette tedesche a contenuto pornografico, che vendono clandestinamente. Un giorno, per strada, lo sguardo di Stash incrocia quello di Becky, una ragazza sconosciuta, che sta passando in autobus. Stash si distrae e viene investito da un’auto, per fortuna senza gravi conseguenze. È l’inizio del classico amore a prima vista dei vent’anni, che unisce magicamente persone di estrazione anche molto diversa: in questo caso, un giovane scapestrato e la figlia di un alto funzionario della polizia di stato. Quando, a causa dei loro traffici illegali, Stash ed i suoi amici vengono arrestati, il padre di Becky gli lancia un ultimatum: se continuerà a vedere sua figlia, finirà immediatamente in carcere. In questo modo inizia, per lui, un lungo periodo di esilio, durante il quale non smetterà mai di pensare alla ragazza, scrivendole lettere che non le verranno mai recapitate.  La relazione osteggiata da motivazioni sociali è un tema antico quanto il mondo, ma qui, benché si tinga degli ingenui toni delle prime, acerbe, esperienze sentimentali, il romanticismo cede il posto ad una questione ben più seria, che è quella del dramma generazionale. Al trauma della separazione tra due innamorati viene infatti a sovrapporsi l’epocale frattura di una visione del mondo: il blocco orientale, per decenni saldamente ancorato alle rigide ideologie di ispirazione sovietica, comincia d’un tratto a sgretolarsi, aprendo, in maniera inattesa ed incontrollata, le porte al tanto detestato Occidente. Il Muro di Berlino crolla, e per Stash l’espatrio forzato può essere un’occasione per scoprire una nuova libertà, al di là della Cortina di Ferro, dove le opportunità sono illimitate ed il denaro scorre a fiumi. Ciò che lo aspetta, nello sperduto paesino della Germania Ovest dove approderà con due dei suoi compagni,  sarà, però, purtroppo, di ben altra natura. Lavorando come operaio in un cimitero e dividendo un piccolo, sudicio appartamento con un gruppo di suoi connazionali sbandati, Stash scoprirà la realtà dell’emigrazione: un fenomeno del tutto sconosciuto a chi, come lui, è cresciuto in un universo chiuso e protetto, sigillato nelle sue immodificabili certezze, circondato da confini oltre i quali si pensava si estendesse soltanto un’irraggiungibile utopia, che, in quanto tale, era  di fatto equiparabile al nulla. Con la lontananza dagli affetti e la precarietà economica, Stash sperimenta, per la prima volta, ed in un colpo solo, il disagio morale e materiale, che lo riempie di una insopportabile inquietudine, che, in quell’ambiente estraneo e desolato, non sa come sfogare. Il ritorno sarà inevitabile, e corrisponderà alla fisiologica necessità di rientrare nel proprio habitat naturale, dove egli ha lasciato tutto ciò che costituiva la sua vita. Nulla potrà, però, essere più come prima, poiché nel frattempo il suo Paese è profondamente cambiato: si trova esso stesso in una crisi causata da un repentino distacco. La Bulgaria è orfana della grande Madre Russia, non sa più dove piazzare i propri prodotti da esportazione, e la gente fa la fila per il pane. Anche Stash dovrà mendicare indietro ciò che, fino a qualche mese prima, gli apparteneva di diritto. Ricongiungersi con i sogni del passato comporta un doloroso passaggio attraverso grandi umiliazioni, perché le condizioni al contorno sono state stravolte da un indefinibile caos, in cui i ruoli si sono mescolati, e torto e ragione, così come verità e menzogna, si confondono senza ritegno. Per andare avanti, e riconquistarsi un posto in quella che un tempo era stata la sua casa, Stash dovrà letteralmente toccare il fondo, e rinascere, lasciando che gli eventi uccidano la vecchia versione di sé. Tilt, nel gioco del flipper, è una situazione di stallo, in cui il punteggio si azzera, le leve si bloccano, e si perde tutto, mentre le palline scendono dritte nella buca. La sconfitta avviene in virtù di un blocco, che impedisce di continuare la sfida. Ma, dopo il fatidico game over, si può ricominciare daccapo. Sotto il convulso turbinio di tante mosse avventate, il sistema ad un tratto si ingolfa, imponendo la resa: una resa che, se lo si vuole, può durare solo un istante, quel tanto che basta a fare tabula rasa delle conseguenze di  tutti gli errori commessi. 

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