La recensione su L'araignée d'or

"L'Araignée d'or-il Ragno d'oro"
diretto nel 1908 da Segundo de Chomón,
devo dire che è tra i suoi migliori lavori.

La storia racconta che quattro gnomi
cominciano a percorrere i boschi per
tornare a casa dopo aver preso negli stagni
d’acqua un ragno d’oro.

Un boscaiolo però comincia a seguirli
per rubare il prezioso ragno e,
arrivato fino alla loro grotta,assiste
a uno spettacolo sovrannaturale:

il ragno entra infatti in azione e comincia a
tessere oro con cui fa dei lingotti che poi
trasforma in monete.

Dopo essere entrato nella grotta,l'uomo
riesce nel suo intento e porta
il ragno nella sua capanna.

Grazie a lui diventa ricco,ma non ha
fatto i conti con gli gnomi.

Il Film prodotto da Pathè Frères è diretto dal
mago dei trucchi e allievo del maestro
Georges Méliès,Segundo de Chomón,
ingiustamente dimenticato e che solo
adesso sta avendo la sua visione e nuova
valutazione dei suoi lavori di inizio Novecento,
e io personalmente sto facendo una riscoperta
di questo regista.

Il Cortometraggio della durata di 8 minuti.
fa vedere l'ironia che il regista ci mette nei
suoi lavori che ormai sono un "Marchio di fabbrica",
infatti anche qui non si prende sul serio e fa delle
macchiette i suoi personaggi,come appunto il
boscaiolo che fa cenni al pubblico di cosa
sta combinando.

Questa volta ho trovato
una regia più costruita
e curata,infatti a suo modo innovativa,
perché quando gli gnomi
si aggirano nel bosco
ci sono stacchi e in­serti
e si vede che è stato
molto attento su questo
aspetto e anche nel montaggio.

Oltre che poi il boscaiolo
guarda continuamente
la macchina da presa per
farci capire che sta seguendo gli gnomi.

Questa prima parte è anche
colorata ottenuti grazie a
una colorazione con
sagome delle immagini.

Infatti questo era una vera e
propria ossessione del regista,
che mise la moglie Julienne Mathieu,
che recitava in numerosi
film del periodo Pathé,responsabile
dell’atelier di miniature
diretto dalla Signora Thuillier,
che si occupava della colorazione
dei lavori di Georges Méliès,
e fu questa gli insegnò
l’arte della colorazione,
facendolo poi entrare nel mondo
del cinema appena nato.

La scena che fa ridere e
che quando porta nella grotta
il ragno e diventa ricco,
gli bussa un mendicante
che chiede la carità e lui lo caccia.

Poi lui come al solito miscela
la Commedia con i trucchi che
sono formidabili soprattutto
quando entra nella grotta che trova
una mosca infila delle perle e
una cicala dipinge,ma il top
è il ragno che fa le monete che è sbalorditivo.

Come per i precedenti "Il Sogno dei lavapiatti"
e "Il Ladro invisibile",Chomón utilizza,per per realizzare
i trucchi,una cinepresa da lui espressamente modificata,
dove l’apparecchio gli permette di filmare in avanti e indietro
e, soprattutto, un’immagine alla volta, per mezzo di una
manovella contrassegnata da otto punti di riferimento,
già che registra otto fotogrammi a ogni giro,chiamata
anche "giro di manovella",
Questo gli permette di dar vita agli oggetti,
spostandoli tra una ripresa e l’altra.

Durante la proiezione del film,
il movimento è ricostituito,
dando allo spettatore l’impressione che gli
oggetti si animino da soli.

In conclusione un buon cortometraggio,
tra commedia e trucchi e l'ironia
ormai "marchio di fabbrica" di Chomón,
che fa partecipare al pubblico con il
boscaiolo che è come se ci parla e non solo
anche il mendicante protesta guardando in macchina,
e poi molto in più di altri suoi lavori
cura molto la regia e il montaggio dando
una linearità molto diretta,per un finale che dice
che la sete del potere e l'avidità porta a guai.

Il mio voto: 7,5.