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L'assalto

Regia di Julien Leclercq vedi scheda film

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La recensione su L'assalto

di munnyedwards
7 stelle

Oggi fa un certo effetto vedere un film su un dirottamento aereo, il terrorismo si è talmente “evoluto” che azioni di questo tipo sembrano incredibilmente datate, purtroppo viviamo in un mondo dove l’orrore può esplodere nel centro delle nostre città, non sono piu necessarie azioni elaborate, studiate nei minimi dettagli e dalla ambiziosa realizzazione, basta un camion in una piazza affollata per fare una strage.

Il film del giovane Julien Leclercq ci riporta indietro di piu di venti anni, a quel 24 Dicembre del 1994 quando un gruppo di terroristi del GIA algerino prese in ostaggio un aereo francese in attesa all’aereporto Houari Boumedienne di Algeri, secondo le ricostruzioni fatte in seguito dagli analisti l’obbiettivo era quello di far schiantare l’aereo su Parigi, piu precisamente sulla Torre Eiffel.

Su quel volo erano presenti 239 persone, tre delle quali furono uccise durante le difficili trattative con le autorità algerine, che si rifiutavano di far decollare l’aereo, dopo le tre uccisioni (l’ultima di un passeggero francese) il velivolo partì ma fu costretto a fare scalo a Marsiglia per un rifornimento di carburante.

Ovviamente il volo Air France 8969 non decollò mai piu da Marsiglia, l’intervento delle squadre speciali francesi, il GIGN (Groupe d'intervention de la Gendarmerie nationale) mise fine alla tragica vicenda con un azione audace di rara efficacia, penetrarono nell’aereo e uccisero i quattro terroristi, ci furono feriti tra i passeggeri e soprattutto tra i membri della squadra d’assalto, ma nessuno perse la vita.

 

 

Questa è la cronaca dell’evento e il film L’assaut ce la presenta con uno stile rigoroso e serrato che fa del realismo il suo punto di forza, il soggetto scritto dallo stesso Leclercq si appoggia saldamente ai fatti, analizzando le dinamiche dell’atto terroristico, le strategie politiche in continua mutazione e le azioni preparatorie dei membri del GIGN, tre piani narrativi distinti che trovano il loro punto di incontro nel concitato e drammatico finale.

Quella del regista francese è una messa in scena fredda e dai toni molto cupi, la fotografia dai colori spenti è una dichiarazione di intenti e una precisa volonta stilistica , l’obbiettivo è quello di raccontare l’evento evitando qualsiasi rappresentazione enfatica, retorica o di esaltazione nazionalistica.

L’operazione riesce abbastanza bene, il lavoro del giovane regista francese è ben strutturato, la camera segue tutti i protagonisti e ne scruta i volti sofferti, piegati dalla paura e dalla tensione, illuminati da una strategia vincente o semplicemente affranti dal dolore, il personaggio dell’agente speciale Thierry (Vincent Elbaz) dovrebbe ricoprire il ruolo di protagonista ma cosi alla fine non è, perché il plot privilegia uno studio corale dei personaggi dando a tutti loro il giusto peso nell’economia del racconto.

I quattro terroristi algerini, la giovane analista dell’unità di crisi (Mèlanie Bernier), le varie figure politiche che giocano una partita tutta loro, la moglie di Thierry che con sguardo affranto guarda lo schermo della tv dove l’assalto viene trasmesso in diretta (solo durante la visione del film mi sono ricordato che nel ‘94 anch’io guardai in diretta l’attacco), e poi i volti dei passeggeri e dei membri dell’equipaggio, facce comuni trasportate dentro l’incubo.

 

L'assalto

 L'assalto

 

L’assaut è un film che sviluppa una tensione crescente fin dai primi minuti, una tensione che viene accumulata con sapienza durante lo svolgimento della storia e che infine esplode in un finale concitato e di grande suspance, la finzione filmica piu volte muta nei tragici fatti reali donando alla pellicola uno spessore formale non comune.

Sorprende e non poco questo film, tenuto in piedi da un soggetto rigorosamente schematico, lineare nella sua essenzialità ma perfetto nella gestione dei tempi narrativi, Leclercq (regista che non conoscevo) dimostra di aver studiato molto bene il cinema di chi prima di lui ha fatto di questa particolare contaminazione (action e realismo) una carta vincente, primo fra tutti il britannico Paul Greengrass, dal quale ha chiaramente preso ispirazione (vedi soprattutto il riuscitissimo United 93).

Film passato quasi inosservato, vedo anche pochissimi commenti sul sito, per quanto mi riguarda una piacevole sorpresa, opera solida che sonda il reale attraverso la finzione restituendo un’immagine conturbante di una universo folle ma tragicamene attuale.

Voto: 7.5

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