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Tulpa - Perdizioni mortali

Regia di Federico Zampaglione vedi scheda film

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La recensione su Tulpa - Perdizioni mortali

di amandagriss
8 stelle

Il terzo lungometraggio di Federico Zampaglione è il racconto di un’idea. L’idea di liberarsi, dalle catene delle convenzioni sociali e dei suoi inferni senza uscita, dalla gerarchia dei ruoli (a lavoro come nel privato), dalla pura formalità, dalla complicità di legami/rapporti forzati, dall’identità anagrafica e sessuale, perché perseverando diabolicamente in questo sterile e asfittico circolo vizioso, si rischia seriamente di ritrovarsi sfiniti e logori, usurati da una vita che disegna perenne un diagramma piatto, monotona e monocorde, in cui le azioni-reazioni-espressioni facciali e verbali preordinate non fanno che ritornare all’infinito impietosamente uguali a se stesse. É il racconto di una donna, Lisa (una bellissima Claudia Gerini), che esiste ma non vive, almeno non durante il giorno, sotto i riflettori abbaglianti della luce del sole da cui le è impossibile sottrarsi, esposta al vaglio di ogni minimo gesto e moto dell’anima, studiato attentamente, catalogato e archiviato. Al calar delle tenebre, del nero che ottunde conforma e confonde, Lisa si trasforma: trucco pesante, occhi da vamp e labbra rosso fuoco, accantona la ragione, abbassa la guardia e si lascia dominare dai sensi, libera il suo lato nascosto, quello di cui nessuno nel suo mondo di luce inesorabile conosce, gode del suo essere istinto e lussuria, non è inibita, è nuda, e non più avvolta in strati di seta e puro cashmere. Ma non è completa, le manca qualcosa che gli altri come lei, in quel vellutato ovattato club privè, invece, posseggono; forse la consapevolezza di vivere una doppia vita, che non le permette di abbandonarsi completamente, preda dell’istinto (sessuale) e del piacere perpetuo. Lisa è giunta al ‘nodo’ della sua esistenza, che deve necessariamente sciogliere se vuole andare avanti, non rimanerne imbrigliata e finire soffocata…. Il cantautore e leader dei Tiromancino cala questo ‘torbido dramma intimistico’ in un contesto thrilling, che gli permette non solo di omaggiare il suo più grande rappresentante (nonché fautore) Dario Argento, ma anche di levigare gli sfaccettati contorni di un’anima inquieta, insoddisfatta, oppressa dal rigor di facciata, alleggerendo di molto la materia trattata, rendendola più ‘digeribile’, assolutamente adatta al genere in questione. Mescola con sagace sapienza tutti gli ingredienti del cinema di paura (che fu) del maestro romano, rintracciandone i modi, le dinamiche, i luoghi (l’asettico ed impersonale Eur), le caratterizzazioni (l’’assassino’ argentiano riconoscibilissimo). Tirando fuori un film costruito prevalentemente sulle atmosfere e su una tensione a tratti davvero palpabile, dove i dialoghi ridotti all’osso divengono secondari alle immagini, dove la suggestione dello sguardo prevarica (frantumandola) la logica della narrazione. Anche l’utilizzo della soundtrack avvicina Zampaglione al nostro Orgoglio nazionale: quello che nasce come semplice accompagnamento musicale qui si fa elemento attivo del racconto, necessaria parte integrante: imbastisce e guida l’azione, crea puntuali strappi sonori nella fitta trama delle singole scene, quando ‘sospende’ il suo fluido pervasivo incedere e fa montare, per contrasto, la tensione (calato il silenzio ci si ritrova a trattenere il fiato, sensazione assai familiare per chi ha ‘vissuto’ le opere del regista di Tenebre e Profondo Rosso) per poi riprendere, da dove interrotto, il filo avvolgente e stordente delle note. Tulpa (il demone sotto la pelle di ognuno di noi) è una pellicola che si ricorda per segmenti, soprattutto per gli efficacissimi teatri di morte che allestisce superba (e che strizzano l’occhio all’inarrivabile gotha del brivido), intrisi di efferato calcolato sadismo; voyeurismo nero-rosso sangue di rara eleganza in cui sguazza compiaciuta l’affiatata coppia (più bella del panorama cinematografico nostrano) Gerini-Zampaglione, per la seconda volta insieme dopo il brillante esordio (di quest’ultimo) al vetriolo Nero Bifamilare. Da vedere.  

 

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