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Renoir

Regia di Gilles Bourdos vedi scheda film

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La recensione su Renoir

di Bebert
6 stelle

L’intera vicenda, si svolge nella splendida cornice della Costa Azzurra, a Cagnes- sur-Mer, ultima dimora del pittore Pier-Auguste Renoir, celebre maestro dell’impressionismo. Siamo nell’anno 1915 e la decadenza fisica del pittore entra nella fase in cui ogni sua attività è dolorosa e nostalgica. Sono trascorsi i lunghi anni in cui, con altri colleghi, Renoir dà vita all’Impressionismo, la corrente artistica che travolge la pittura accademica legata al Romanticismo. Ormai ha ricevuto ogni riconoscimento, per una vita dedita alla rappresentazione della bellezza e della realtà nelle sfumature di una luce “nuova” in cui ritrarre i suoi soggetti e cerca riposo alla malattia che lo affligge: è ormai inesorabilmente intaccato dall’artrite che non risparmia le sue mani, né la possibilità di camminare. In questo contrasto, tra la decadenza fisica dell’artista ed un paesaggio bucolico, compare la figura di Adrée, giovane modella che diviene presto indispensabile per rinvigorire la pittura, se non la vita, dell’artista. Nel medesimo periodo, soggiorna col padre, il ventunenne Jean, in convalescenza per una ferita riportata in guerra. Il futuro famoso regista trova, in questo luogo, non solo riposo ma affetti, inevitabili contrasti ed il sentimento d’amore verso Andrée.

 

L’episodio narrato copre un breve lasso temporale ma dà numerosi spunti di riflessione sulle esistenze che s’incontrano. Pare accada poco e certo in forma non tumultuosa: eppure in quel luogo ebbero a nascere e morire i destini di tante persone. Jean Renoir, conosciuta Andrée, si dedicherà poi al cinema e nel 1924 girerà il film muto “la Fille de l’eau”, di cui Andrée è protagonista, così come anche in altre successive opere.

Da modella preferita del padre a musa e amante del figlio, Catherine Hessling , nome d'arte di Andrée Madeleine Heuchling (1900-1979), interpretata dall'avvenente Christa Theret, irrompe in casa Renoir e mette in evidenza la possessività del pittore, la sua mai doma sete di avere sottomano, è il caso di dirlo, la bellezza. Perché non è mistero che chi iniziava come modella, finiva come amante e poi come serva o infermiera. Oppure questi ruoli si scambiavano in altro ordine…

Lo scontro tra Jean e suo padre non è solo generazionale, è anche per la prassi di godere non solo nel rappresentare la realtà e la bellezza con l’arte ma anche di possederla. La madre di Jean è deceduta da poco ed è sempre presente il rimprovero per i numerosi tradimenti; forse viene alla luce, col rancore, anche la rivalità o la volontà di rivalsa.

Ma il desiderio dell’anziano artista deve limitarsi alla contemplazione ed all’indefesso lavoro di rappresentare questo mondo di gite “en plein air” che bene ci mostrano ciò che quegli occhi scrutavano e disponevano su tanti capolavori.

La fotografia di Mark Lee Ping Bing è perfetta per l’estasi degli occhi. Ma, come in tante storie, compare il lato oscuro di un futuro non prevedibile. Possiamo limitarci a beneficiare di questo breve tempo immortalato, oppure addentrarci nel considerare anche il futuro di Jean, che sarà radioso. Pierre-Auguste morirà solo quattro anni dopo, nel 1919 a causa di gravi complicazioni reumatiche, dopo aver terminato la sua ultima celeberrima opera, "Le bagnanti". Andrée Heuchling sarà attrice per circa un decennio poi con l’avvento del cinema sonoro, cadrà nel dimenticatoio, fino a morire in povertà lo stesso anno della scomparsa di Jean, celebrato dalla Francia a Hollywood.

 

Nell'insieme, il film di Gilles Bourdos, è soddisfacente nell’accennare i tratti psicologici dei personaggi e l’atmosfera idilliaca a momenti demolita da tragiche realtà. E’ vero però che raramente s’addentra in una concretezza che avrebbe infranto un clima, forse voluto, ma veramente tiepido e troppo moderato.  

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