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Dans la tourmente

Regia di Christophe Ruggia vedi scheda film

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La recensione su Dans la tourmente

di OGM
6 stelle

Franc e Max sono disposti a tutto. Anche a far saltare in aria la fabbrica presso cui lavorano, nel caso in cui dovesse davvero chiudere per essere svenduta. Una protesta di lavoratori sull’orlo del licenziamento è un’iniziativa collettiva, che è disciplinata fintanto che rimane tale: a privarla dei vari estremismi interviene il filtro di tante coscienze, che trovano la concordia e la comune convenienza sul piano di una pacifica e civile via di mezzo. La rabbia solitaria, invece, è una bomba pronta ad esplodere; è un’energia che si sottrae al controllo ideologico del movimento per inventarsi da sé  il modo migliore per farsi sentire, e per ottenere ciò che vuole. Due operai, colleghi ed amici, si staccano dal gruppo per realizzare la loro personale visione del sogno di rivalsa, che si giova di una complicità maturata negli anni, di un’intesa che sembra cristallina ed indistruttibile. Solo al momento dell’azione, emergono, in maniera improvvisa e drammatica, profonde divergenze di vedute. Franc e Max si scoprono distanti e, per un attimo, si rendono conto di non capirsi. Le loro rispettive concezioni della felicità li portano su strade diverse. All’impulsività di Max, che punta dritto al denaro e non esita ad uccidere, si contrappone la riflessività di Franc, che pensa in grande ed è portato a guardare lontano. È una mente che non ha bisogno di un braccio violento, e che, per questo, momentaneamente se ne separa. Ma l’abbandono non potrà essere definitivo, perché quella complementarità saprà esprimersi in un nuovo sodalizio d’intenti, basato sulla necessità di salvare la propria vita e sconfiggere la potente controparte, autrice di enormi speculazioni e scandalosi soprusi. Atti terroristici e rivendicazioni sociali si fondono anche in assenza del collante politico, nelle fantasie vendicatrici di singoli individui, umiliati, ignorati, disperati dalla mancanza di mezzi o di autodeterminazione. Il furto della dignità – o qualunque gesto che venga avvertito come tale – può innescare la ribellione armata, criminale e perfino assassina anche in persone isolate, che agiscono in maniera indipendente ed estemporanea, senza essere inquadrate, nemmeno virtualmente, in alcun tipo di organizzazione. Alla parcellizzazione del disagio – che non è più una condizione riferibile a particolari classi sociali – corrisponde una frammentazione della rivolta: i due protagonisti di questa vicenda sono i signori nessuno che un giorno, sotto la spinta del rancore, si improvvisano rapinatori, omicidi, spie, ricattatori, immedesimandosi rapidamente nel ruolo dei combattenti che non hanno nulla da perdere, mentre hanno tutte le ragioni per sfidare il mondo. Si può lottare con i muscoli o con il cervello. Si può morire con una pistola in mano o sopravvivere con documenti scottanti nascosti nel cassetto. Forse in nessun caso si può dire di aver vinto. Mentre, in un modo o nell’altro, è inevitabile sporcarsi le mani, ed oltrepassare il punto del non ritorno. Il film di Christophe Ruggia affida il messaggio ad un linguaggio molto convenzionale, da puro action movie,che segue l’impresa dei suoi eroi senza mai cambiare la prospettiva.  La macchina da presa non devia mai verso i retroscena esistenziali, né si sofferma sulle sfumature del dubbio. Il bene e il male si mescolano, mantenendo però netti i contorni del giudizio morale, che distingue ciò che è senz’altro condannabile da ciò che è umanamente comprensibile. Ma la verità, soprattutto in guerra, non può essere così scontata.

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