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Jön az öcsém

Regia di Michael Curtiz vedi scheda film

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La recensione su Jön az öcsém

di mmciak
6 stelle

"Jön az öcsém" (Jean il cadetto) diretto nel 1919
da Mihály Kertész,che dopo in America divenne
il maestro Michael Curtiz,devo
dire che non mi è dispiaciuto.

Siamo nell'ambito di una famiglia dove il padre,
con la moglie e la piccola figlia,è
in attesa del fratello dalla Siberia.

Il Film è l'ultimo Film girato in
Ungheria di Mihály Kertész,che
proseguirà in seguito la sua carriera
in Europa,per finire poi negli Stati Uniti,
da Maestro del Cinema con lo pseudonimo di Michael Curtiz,
che divenne Regista del capolavoro:"Casablanca".

Questo cortometraggio di 20 minuti si ispira
ad una poesia di Antal Farkas,pubblicata sul giornale
"Népszava" nel 1919 e dove questo testo
metteva in evidenza il coraggio del leader
comunista ungherese Béla Kun,
che nel mese di novembre del 1918,
l’impero austroungarico si arrese.

Béla Kun, giovane agitatore
comunista formato in URSS,
fondò allora il Partito Comunista Ungherese,
prima di essere imprigionato
dal Primo Ministro Mihály Karolyi.

Comunque il regista fa un inno
e una glorificazione
al proletariato con espressioni
degli Attori che trasmettono l'attesa
e lo sgomento,ma anche  una
sorta di poema visionario,
visto che nei mesi seguenti
l’uscita del film la
dittatura proletaria sarà
rovesciata da un putsch militare.

Il tutto rimane impresso perché
il regista ti fa entrare in profondità
in questa poesia e ti trasmette le difficoltà e gli ideali
del momento,e già si vede il tuo talento nel narrare
con immagini e gesti  con il dirigere poi gli Attori
di una interpretazione intensa.

Anche se ingenuamente la piccola che interpreta
la figlia guarda in macchina.

Questo film è stato scoperto
negli archivi del Ministero degli Interni
e l’elemento originale è un positivo al nitrato colorato,
poi venne restaurato nel 1999.

Nel Cast figurano:

Oscar Beregi Sr.-Lucy Doraine-József Kürthy-Ferenc Szécsi-Ferkó Szécsi e Ilonka Kovács.

In conclusione un Film
costruito come una favola
con alcune scene tese a
glorificare la dittatura e un inno al proletariato,
dove l’eroe della poesia va
incontro ad un destino
simile a quello del leader
comunista ungherese Béla Kun,
che si conclude su questi versi contraddittori:
"Torna in fretta dalla tua Siberia oramai rossa,
ritorna in fretta nella tua Siberia oramai rossa…
Fai in fretta, fratello, fai in fretta!”.

Il mio voto: 6.

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