La recensione su Goats

Goats è un film che narra la storia di Ellis, adolescente americano di 15 anni che, nonostante la sua giovane età, è indubbiamente il membro più “maturo” della sua eccentrica famiglia. Sua madre è una hippie New Age che trascorre la maggior parte del suo tempo a lavorare sulla propria spiritualità assieme al suo nuovo compagno, dal momento che l’ex-marito (interpretato da Ty Burrell) se ne andò di casa molti anni prima, abbandonando completamente la sua famiglia. A completare il quadro “familiare” è l’Uomo Capra (Goat Man), profondo conoscitore delle capre, che ha vissuto nel capanno vicino alla piscina di casa da quando Ellis era ancora bambino, mostrandogli il significato di stabilità e impegno e insegnandogli ad ampliare la propria mente. E a fumare erba. Quando decide di lasciare Tucson per studiare nello stesso liceo che il padre aveva frequentato, Ellis si adatta molto presto al nuovo ambiente, divenendo anche centro delle attenzioni di una ragazza del posto. Ma appena il ragazzo ha nuovamente contatti con il suo padre biologico, lo stile di vita che quest’ultimo conduce assieme alla sua nuova moglie inizia ad entrare in contrasto con la sua vita precedente a Tucson e con l’influenza dell’Uomo Capra, portandolo ad interrogarsi sul vero significato delle parole “famiglia” e “responsabilità”.

Ho voluto scrivere la trama del film per ripercorrerlo mentalmente e tentare di trovare almeno un motivo per cui avrei dovuto apprezzarlo. Purtroppo non l’ho trovato.
Ho guardato questo film fino alla fine con uno sforzo davvero notevole, sperando di riuscire a coglierne il senso: forse non l’ho visto con sufficiente attenzione o molto più probabilmente non condivido gli ideali di vita familiare che il regista ha deciso di presentare attraverso questa pellicola, fatto sta che Goats è uno dei film più vuoti che abbia avuto la sfortuna di guardare finora. Ci sono alcuni colpi di scena qua e là, che però non riescono a risollevare il film dalla noia che suscita nello spettatore (o per lo meno in me) e che soprattutto non vengono ben sviluppati e spiegati, sicché alla fine si rivelano essere totalmente privi di senso, esattamente come il film in toto.  
   
Forse questa critica è un po’ troppo dura: di solito guardo un film più di una volta prima di esprimere un giudizio, soprattutto se in forma di recensione su un sito. Ma in questo caso non ho la forza di vedere un’altra volta soltanto questo lavoro: ci sono tanti deboli (e vani) tentativi di rendere piacevole la pellicola nel giro dei 94 minuti di durata totale del film, ma nel complesso sono giunta alla sua fine odiando i personaggi e sentendomi sollevata nel momento in cui ho visto apparire i titoli di coda.

Il motivo principale per cui ho voluto vederlo è stato David Duchovny e quindi il fatto che dal trailer mi aspettavo una commedia su un hippie circondato da capre, che, nonostante il suo aspetto, fosse capace di impartire importanti lezioni di vita ad un adolescente in crisi. L’unica lezione di vita che ho appreso è che tutti gli uomini pensano solo a se stessi: gli hippie fumatori di erba sono tanto egoisti quanto gli uomini benestanti e ricchi. Ma non penso che questo fosse il vero significato del film.

Su David Duchovny

Molto deludente nella sua totale monoespressività. Se dovessi basarmi solo su questo film lo definirei un attore veramente mediocre, il che entra in contrasto con la considerazione che ho di lui da  X-Files, in cui la sua performance è decisamente elevata, e dai pochi episodi di Twin Peaks a cui ha partecipato. Guarderò altri dei suoi film, sperando se la cavi meglio.

Su Keri Russell

Brava!! Mi era piaciuta molto anche in Fratelli in erba e La musica nel cuore ed è l'unica attrice che, nonostante una parte piuttosto ridotta, ha dato una buona performance in questo film, anche se continuo a chiedermi perché abbia deciso di parteciparvi...