Espandi menu
cerca
Poongsan

Regia di Juhn Jai-hong vedi scheda film

Recensioni

L'autore

pazuzu

pazuzu

Iscritto dal 2 luglio 2005 Vai al suo profilo
  • Seguaci 101
  • Post 4
  • Recensioni 477
  • Playlist 12
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Poongsan

di pazuzu
8 stelle

Arirang, il delicato documentario-confessione girato in completa solitudine con cui il prolifico Kim Ki-duk interruppe un (per lui) inusuale silenzio durato tre anni, si concludeva con l'inquietante messa in scena del proprio suicidio, a sancire idealmente la morte del proprio cinema per via dell'incapacità di (ri)trovargli un senso: chiunque, avendo a cuore la sorte umana ed artistica del grande autore sudcoreano, ha assistito a quell'epilogo oscuro con una coda di legittimo smarrimento e timore, potrà avere da Poongsan una sostanziale iniezione di fiducia. Diretto dal suo fedele collaboratore Juhn Jai-hong (che sfruttò una sua storia già per il proprio esordio, Beautiful, del 2008), è il primo film 'canonico' da lui scritto e prodotto dai tempi dello sfortunato (sotto ogni aspetto) Dream.
«Se parlo alla telecamera mia moglie può vedermi in Corea del Nord?»: Poongsan inizia così, con un uomo anziano malato e allettato che, incredulo e commosso, si accinge a registrare un messaggio da recapitare dall'altra parte del burrascoso confine che divide in due la penisola coreana. Ad incaricarsi della consegna, dietro ricompensa, è un ragazzo solitario e silenzioso che missioni come questa se le va abitualmente a cercare recandosi appositamente sul ponte Imjingak, luogo simbolo della memoria e dell'illusione a cui ogni giorno miriadi di disperati affidano preghiere strazianti, auspicando un miracolo che li ricongiunga coi loro cari, tra le quali di volta in volta, in base alla convenienza economica e alla propensione d'animo, egli sceglie quella da esaudire, per poi subito partire alla volta dell'ennesima sfida alla DMZ (Demilitarized Zone), la zona cuscinetto cosidetta 'demilitarizzata', una terra di nessuno che si interpone tra i due stati per quattro lunghi chilometri disseminati di ostacoli naturali (le profondità del fiume Imjin e la fitta boscaglia) e artificiali (il filo spinato elettrificato e le trappole sparse ovunque), e presidiati di fatto da uomini in uniforme di entrambi gli schieramenti armati fino ai denti e sempre pronti a far fuoco. Quando, per un caso fortuito, i servizi segreti sudcoreani vengono messi al corrente di queste sua abilità, decidono di sfruttarle a proprio vantaggio proponendogli di andare a Pyongyang a prelevare In-oak, la giovane compagna di un maturo ex dirigente del partito comunista nordcoreano ora disertore. Salvata durante la traversata dal sicuro annegamento e strappata dalle mani degli agenti del nord, la ragazza, superata l'iniziale diffidenza, si accorge di provare qualcosa per il suo temerario salvatore.
Il secondo lungometraggio di Juhn Jai-hong si presenta come un curioso crossover di generi, che muove da un impianto action per flirtare con il mélo e montare al contempo una spy story dai forti connotati politici che culmina in un lungo finale da revenge movie atipico e beffardo, il tutto condito dall'ironia sottile e discreta di chi sceglie la leggerezza per dire cose oltremodo serie.
«Somigli molto a quel cane: sembra che abbia perso il padrone da tempo», dice In-oak all'enigmatico corriere osservando l'animale ritratto sul pacchetto di sigarette Poongsan che lui gli porge anziché rivelarle il proprio nome; perché come Poongsan egli è conosciuto, mentre la sua vera identità, come il suo passato e la sua provenienza, è un mistero per tutti: l'ostinato mutismo con cui reagisce ad ogni domanda è quello di chi ha finito le parole di fronte al dolore di famiglie immobilizzate e spaccate da una guerra fredda dalle radici lontane ingombranti e sclerotizzate dal tempo, e che alla frequente richiesta di schierarsi con uno o l'altro contendente risponde picche oltrepassando letteralmente ogni barriera e preferendo rischiare la propria vita per cercare di riunirne altre; la love story con la ragazza giunge inattesa e sostanzialmente indesiderata, per entrambi se non impossibile altamente improbabile perché incompatibile con le rispettive realtà (lui autoesiliatosi in un ruolo che rifugge giocoforza ogni appartenenza ed ogni legame, lei destinata alla mesta convivenza con un uomo arido maschilista e possessivo), finendo per precipitarli in un intreccio spionistico ben più grande della loro forza di volontà, tra i militari del nord frustrati ed intimamente sempre pronti al tradimento e quelli del sud disposti a qualunque sacrificio, purché non il proprio, pur di raggiungere l'obiettivo.
È tanta la carne messa al fuoco dalla sceneggiatura di Kim Ki-duk, la cui firma è riconoscibile per la presenza di un eroe taciturno dai modi indecifrabili, per la scelta di una storia d'amore profondamente irrazionale, e per una tensione morale palpabile e genuina. A minare in parte la riuscita dell'operazione è però una certa piattezza e disomogeneità nelle scelte di regia di Juhn Jai-hong, dovuta non tanto alla presenza di scene superflue quanto piuttosto all'assenza della giusta amalgama tra i molteplici fattori: l'impressione, a conti fatti, è quella di un lavoro senza dubbio affascinante, che ha il limite di rivelarsi imballato in corrispondenza dei (bruschi) cambi di tono, ma l'enorme merito di denunciare la brutalità e l'insensatezza della cortina di ferro che da oltre mezzo secolo separa le due coree presentandosi sotto le mentite spoglie di un film d'intrattenimento, trattando il tema con disinvoltura e spigliatezza, e riuscendo anche a riderci su senza apparire oltraggioso.
Girato in appena trenta giorni con budget ridotto e interpretato gratuitamente da un cast di buon livello, Poongsan è un film senza dubbio imperfetto, ipertrofico e a tratti slegato o prolisso ma al tempo stesso romantico e violento, spassoso impegnato e viscerale, capace di coprire i propri difetti strutturali con la forza delle idee ed il coraggio della denuncia. ***½

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati