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Qualche nuvola

Regia di Saverio Di Biagio vedi scheda film

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M Valdemar

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La recensione su Qualche nuvola

di M Valdemar
2 stelle

Come una qualunque nuvoletta che si dilegua rapidamente senza lasciare alcuna scia così questo insignificante film scorre (un po’ meno velocemente …) senza che, già al comparire dei titoli di coda, se ne abbia un - neppur minimo - valido motivo per essere ricordato. Restano soltanto dubbi e perplessità: che senso ha fare ancora oggi un prodotto del genere? Vetusto, provinciale, banale, stravisto, con impressionante pochezza di idee (narrative in primis) e (consapevole?) incapacità nell’abbozzare qualcosa - qualsiasi cosa, foss'anche solo decorativa - di vagamente originale, di fresco (che certo la presenza di volti giovani non può garantire se tutto il resto è annoso e noioso), che spiazzi, che ne giustifichi la realizzazione.
Sviluppato in una dimensione paratelevisiva - vedansi estetica, musiche, messa in scena, recitazione, “regia” - l’opera prima di Saverio Di Biagio è una scolastica e “carina” soap opera in salsa roman(esc)a (manca solo il tragico colpo di scena): contenuti risibili, vecchi (o “vintage” per usare l’espressione di un Elio Germano in vacanza e che il protagonista - unico al mondo - non conosce); personaggi scolpiti grossolanamente con il grigio scalpello della “buona” tecnica standardizzante; dialoghi scontati e sciatti; sottotesti ornamentali completamente superflui e irrilevanti.
Più che sentimentale la si potrebbe definire una commedia “sedimentale”: accumula, in maniera rozza e quasi fiera, clichè, materiali strausati (e logori), elementi residuali delle origini, dall’imperituro sfruttamento. Infatti, estraendo a piene mani dal più classico dei giacimenti di storie sempre buone e pronte all‘(ab)uso, la trama, ricalcando e rimasticando canovacci collaudati, ruota attorno a tre figure: lui, “bravo” ragazzo e onesto lavoratore, ma pure confuso e impreparato alle imminenti nozze; lei, fidanzata di una vita, bella, determinata e un po’ coatta, che s’abbevera di riviste gossippare e telepromozioni; l’altra, ricca, colta, bella (e daje), ma con un’anima.
Ebbene, il triangolo no, non l’avevo considerato.
E nemmeno lo “scontro” tra realtà opposte (borgata vs. borghesia), i piccoli drammi personali, le intromissioni di famigliari, le note stravaganti, i pretini ggiovani, gli accenni socioculturali, le atmosfere leggere, i lungomare stati della mente.
Seppur, fortunatamente, non si fa ricorso a volgarità né a moraline ricattatorie, Qualche nuvola si rivela un film stantio, scadente e di discutibili utilità e resa (avrebbe forse un suo posto tra le fiction che affollano i palinsesti televisivi), e la cui “trovata” metaforica finale rischia di essere profetica, perché il blackout pare la sua definitiva destinazione.






 

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