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L'ultimo terrestre

Regia di Gianni Pacinotti (Gipi) vedi scheda film

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La recensione su L'ultimo terrestre

di FilmTv Rivista
8 stelle

Per guardare lo spazio profondo sopra, dentro, fuori da noi, devi saper essere anche terra terra. Avere bisogni primari e soddisfarli con la triste freddezza di chi non si è mai concesso la vita e, tantomeno, l’amore. E una cosa che Gipi sa fare maledettamente bene è raccontare «le vite disegnate male». Pardon, Gian Alfonso (Gianni) Pacinotti, perché il papà, oltre al cognome, gli ha regalato il primo super 8. L’ultimo terrestre è un capolavoro: per la fotografia di Radovic e le musiche di Vigliar, perché il sodale di sempre, il protagonista Gabriele Spinelli, è una faccia, un talento che non si dimentica. Perché questo regista esordiente con alle spalle corti e lunghi fai da te in quel di Pisa e pagine straordinarie di letteratura disegnata, rischia con l’etica e l’estetica. Il graphic novel Nessuno mi farà del male di Giacomo Monti lo ispira a fare Cinema, non nuvole parlanti in movimento. È estremamente originale, eppure è “solo” una storia d’amore un po’ goffa e molto tenera, forse persino due: Anna Bellato e Luca Marinelli sono interpreti perfetti di queste. Tutto è una sfida, mai fine a se stessa, al conformismo cinematografico nostrano, in cui il regista è al servizio del suo film e mai delle sue vanità. Pacinotti non lascia al caso nessuna scena, dipinge con consapevolezza e coraggio ogni inquadratura. I sottotesti sono audaci e decisi, le sottotrame piccoli gioielli incastonati in una creazione rigorosa e ambiziosa, i comprimari sono scelti con cura e aderenza al racconto quasi ossessive: da Paolo Mazzarelli allo straordinario “americano” Stefano Scherini, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Piace subito L’ultimo terrestre, cronaca di un’invasione annunciata, fin da quel cielo inquadrato mentre la “zanzara” Giuseppe Cruciani parla con i suoi ascoltatori dietrologi dell’arrivo imminente degli alieni, trattati da extracomunitari – Roberto Herlitzka si trova persino l’E.T. badante - più che da extraterrestri. Con quella scena iniziale, che sembra scippata a David Lynch, Pacinotti ci tiene a dire che vuole giocarsela da campione, alzando l’asticella al massimo, giocando d’attacco e non accettando rinunce o compromessi. L’ultimo terrestre va scoperto, il suo futuro prossimo italiano è un alieno, alienato fantaneorealismo.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 37 del 2011

Autore: Boris Sollazzo

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