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L'ultimo terrestre

Regia di Gianni Pacinotti (Gipi) vedi scheda film

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La recensione su L'ultimo terrestre

di giancarlo visitilli
8 stelle

Per capire chi è il grande fumettista e regista di questo film, assolutamente innovativo, rispetto allo stato dell’arte nel nostro Paese, basterebbero gli ironici titoli di testa del film. Il quarantottenne pisano, Gian Alfonso Pacinotti, più conosciuto come Gipi, autore de L’ultimo terrestre, è stato fra i pochi italiani, in Concorso all’ultimo Festival del Cinema di Venezia.

Il film è ispirato al romanzo a fumetti di Giacomo Monti “Nessuno mi farà del male”. Luca Bertacci é uomo con gravi problemi di relazione, a causa anche dell’abbandono da parte della madre, quando lui era ancora piccolo. Ciò genera un continuo risentimento nei confronti soprattutto delle donne e un’incapacità di provare sentimenti. E’ spesso solo Luca, senza passioni e senza sogni. L’unico suo amico è un transessuale. Ormai trascorre il suo tempo lavorando in una sala bingo. Col tempo comincia a provare  un’attrazione, che rimarrà quasi segreta a sé stesso, nei confronti di Anna, la vicina di casa. Nel frattempo, ogni tanto, fa visita al padre che vive in campagna. Un giorno, degli alieni approdano sulla terra. La notizia, però, era stata annunciata attraverso ogni mezzo di comunicazione. Intanto, la vita trascorreva identica a se stessa, pur in attesa dell’arrivo ‘insolito’. E’ in questo tempo che intorno a Luca si attiva tutto il campionario della cattiveria umana: da chi uccide gli animali, a chi uccide le persone. E lui sarà incapace di reagire. Cosa farebbero, invece, gli alieni? Almeno saprebbero distinguere il bene dal male. Tant’è che il loro arrivo sulla terra corrisponde, praticamente, al giudizio universale. Un giudizio che pone tutti con le spalle al muro e, almeno per una volta, non semplicemente con semplicemente un ‘diverso’ di fronte: si tratta, piuttosto, del confronto con noi stessi e con la nostra indifferenza.

Il personaggio di Luca ha molto dell’incapacità di agire che tormentava Gipi bambino, alle prese con un’esperienza terribile, così come meravigliosamente raccontata nella sua graphic novel, tristemente autobiografica, “La mia vita disegnata male”.

Il regista sembra deciso a seguire le orme di uno dei più grandi autori del fumetto moderno, Frank Miller, debuttando nella regia cinematografica. Tra l’altro, proprio come Miller, adatta per il grande schermo il fumetto di un altro. Con la differenza, però, che Gipi non realizza un action all'americana: rimane abbastanza fedele allo spirito del fumetto originale, spingendo l’acceleratore su una riflessione ch’è tutta europea, anzi tutta italiana. Tradendo profondamente la realtà, gli riesce facile, in realtà, raccontarla in modo fedele. Tant’è che il Paese descritto è un’Italia in cui tutto appare normale; gli italiani sono degli inetti, nessuno s’indigna. Lo stesso, italianissimo, Luca è un passivo, risvegliato solo dall'incontro con una donna, dal confronto con una extraterrestre e dalla rivelazione di un passato. Insomma, se uno ci pensa: l’incontro con più di una donna ci sta, di extraterrestri ne abbiamo anche in divisa verde e, rispetto alle rivelazioni di un passato, le intercettazioni docet. Ma, nel caso italiano, sarà veramente l’ultimo alieno quello di cui sopra? Oppure ha ragione Gipi a riconoscerci tutti alieni e solo uno terrestre, ma ultimo? E chi sarà quest’ultimo?

Il film si avvale della bella fotografia di Vladan Radovic, glaciale, color neon, capace di far coesistere l’ambiente e l’alienazione dello stesso. Non trascurando l’ironica verosimiglianza con le cose: i costumi degli alieni si nota prestissimo che son di gomma, sembrano vestiti di carnevale, che lo spettatore impara subito ad apprezzare. In poche cose si gioca l’ironia di un autore originale come Pacinotti, fra cui l’ironia di e su sé stessi. Forte, inoltre, di un cast decisamente in parte: da Teco Celio al televisivo Stefano Scherini, passando per Luca Marinelli già ne La solitudine dei numeri primi, il film di Gipi ha tanto di scientifico e poco di fanta… La reale descrizione di ogni italiano alla lettura dei quotidiani in questi ultimi giorni. Che poi, in realtà, non sono ultimi come i terrestri. Ma durano da anni. Tutti così scandalosamente uguali.

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