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L'ultimo terrestre

Regia di Gianni Pacinotti (Gipi) vedi scheda film

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La recensione su L'ultimo terrestre

di lorenzodg
4 stelle

L’ultimo terrestre” è un film (opera prima) di Gian Alfonso Pacinotti che proviene dalla fumettistica: il cartellone inspira una trasposizione ad immagini con sapore favolistico e contorni slegati.
Il tono della pellicola (nella prima mezz’ora) è decisamente marcato, infimo, poco edificante ed alquanto surreale: i personaggi appaiono distanti tra loro e a se stessi. L’ambientazione tende a rispecchiare il vuoto comunicativo e le forme delineano una giostra stanca e orizzonti alquanto squadrati. Tutto appare disgiunto e il linguaggio spezzettato ne accompagna il movimento attoriale. La vicinanza dei luoghi è solo una visuale e si apre nella distanza degli sguardi e dei volti, sordi a tutto e al loro ardire. Poi il film cade paurosamente e la mescolanza di più cose fa perdere limpidezza e agonia allo stesso: tutto viene rappresentato come rito. La finzione narrativa degli alieni, i venditori e il loro far sesso, la prostituzione, la tendenza al giallo, la commedia surreale, il romanticismo forzato e un finto finale: tutto contribuisce a mescolare ed accumulare il troppo senza nesso e, soprattutto, mordente. Subito si annacqua tutto e lo spettatore annaspa nelle convenzionalità e nel battutario (quasi) risaputo. La metafora (e la voglia di anelare una simbologia forte) tende ad un nulla di fatto e la noia recitativa e del (poco) pubblico intristisce il tutto e non risolleva il morale dell’annoiato di turno (tra questi in una serata con affluenza modesta).
Luca Bertacci (Gabriele Spinelli) è un frustrato e poco riesce a fare per vincere qualche cosa dalla vita (lui che lavora in un Bingo) e far innamorare una donna (gradita) perché solo qualche incontro casuale: un annuncio può trasformare una notte in un presunto amore. Luca vive da solo: dirimpettaio di una donna (AnnaAnna Bellato-) che spia e di cui è segretamente innamorato (tutto nella sua testa): la morte di un gatto facilita un incontro improbabile e una passione prosciugata. Nulla si mescola alla vita di due persone e il loro sbarco) non farà sobbalzare nessuno e lo straordinario delle voci extraumane si mescola al chiacchiericcio futile del vivere quotidiano.  Solo il padre di Luca (Roberto Herlitzka) che vive in campagna, riesce a cambiare una vita silenziosa e magra, avendo contatto diretta con un’aliena.
Il simbolismo surreale diventa da subito un marchio ben delineato, mentre dopo la (presunta) pastosità degli avvenimenti (leggeri e scadenti) sono solo un accumulo allegorico assolutamente poco incisivo che fa perdere al film vitalità e un certo stile.
La forma artigianale (che sembra un sufficiente contesto narrativo) diventa mano a mano ripiego convenzionale e recitazione monocorde: Gabriele Spinelli ha solo una espressione (giusta in parte all’inizio) che diventa un peso a tutto il resto. Una buona prova è di Roberto Herlitzka (convincente e credibile). La regia non presenta una spiccata rilevanza.
Se il cinema italiano ha voglia di provare nuove strade…quelle percorse da Pacinotti risultano (alla fine) alquanto soffici e con poco disincanto.
Voto 4/5.
 

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