Regia di Stefano Sollima vedi scheda film
Un film "diverso" dalla tradizione italiana, sia quella dell'impegno civile, visto che qui si rappresenta uno stato e non si indaga su un caso, sia quella dell'intrattenimento leggero. E' un cinema che sta cercando di ritagliarsi uno spazio in Italia, ma non è facile - molto più agevole sul piccolo schermo e Sollima lo sa bene -, peccando purtroppo di un certo "romanocentrismo" che alla lunga può stuccare. D'altronde per il nostro cinema, come la mafia abita a Palermo, la violenza sta a Roma e questo deriva anche dagli autori dei romanzi, dei saggi, delle sceneggiature, Bonini e De Cataldo. Carlotto ha provato a proporre la formula nel nord-est, ma rende meno. La pellicale nel suo intento riesce, rendendo bene la situazione claustrofobica che porta molti membri delle forze dell'oridne a chiudersi nel loro guscio: "con il casco sulla testa non senti nulla, l'adrenalina sale a mille e...". Forse eccede nell'esaltare i legami di solidarietà tra poliziotti, quel senso di "fratellanza" che forse è più tipico di certi corpi speciali dell'esercito, mentre spesso è la solitudine la vera compagna di un agente. Inoltre non tocca un tema molto, molto delicato, che riguarda la corruzione, le pratiche illegali con cui spesso si arrotonda lo stipendio. Ma questo non è "Serpico" (e si vede).
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