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Red Lights

Regia di Rodrigo Cortés vedi scheda film

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Karl78

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La recensione su Red Lights

di Karl78
7 stelle

"Ed è proprio sulla dicotomia illusione/realtà (pasta madre del cinema e della Tv, come infatti viene accennato) che si gioca la pellicola di Rodrigo Cortés".

 

Così si scriveva nella recensione di FilmTV. Ma certo, non la percezione della realtà come punto cardine dell'epistemologia, delle teoria della conoscenza (socraticamente anche di se stessi, in questo caso specifico), della sociologia della scienza (ruolo dello scienziato, l'osservatore che influisce sul fenomeno osservato, la bontà del metodo utilizzato, ecc.) e, di conseguenza, del metodo conoscitivo in buona parte adottato nella società moderna ed attuale, ossia quello scientifico e razionale, ed i suoi eventuali limiti. Piuttosto 'pasta madre del cinema e della TV'. D'altro canto, a proposito di teorie della conoscenza, ognuno riporta quel che osserva della realtà che lo circonda, al proprio comodo cantuccio di mondo conosciuto. Peccato che il mondo di qualcuno o di intere categorie, talvolta risulti davvero troppo ristretto, limitato e limitante. Il cinema, la TV, rispetto al nodo in questione, presi insieme non fanno nemmeno una caccola.

 

L'internazionalmente bistrattato Red Lights - rivisto proprio ier sera - affronta seriamente questi temi? Ma no, per carità, non siamo in accademia e non basterebbero tutti i Rodrigo Cortés di questo mondo. Nemmeno si preoccupa di farlo realisticamente. L'ambiente universitario ad esempio richiama più Ghostbusters e The Conjuring che quello reale (pur essendo realissima la quesione del finanziamento di progetti assurdi e di dubbia se non nulla valenza scientifica, le schermaglie - mai così alla luce del sole però, figuriamoci, permettere ai colleghi di salvare la faccia è d'obbligo e l'ipocrisia è una virtù -, le ottusità, le incompetenze, ecc.). La dicitura 'scienze paranormali' per esempio, è di per sè un ossimoro, e non esiste in alcun ateneo al mondo. Il corso tenuto da Weaver e Murphy, nel quale se scompare la psicologa titolare del corso viene sostituita da un fisico, anche questo è a dir poco sui generis.

 

Piuttosto, i temi vengono buttati lì (in senso buono), inseriti entro la confezione infine non malvagia - a mio modo di vedere - di un film più o meno 'di genere' (invero non capisco e non capirò mai che diavolo significhi questa espressione: quale film non è incasellabile in un genere e quale è incasellabile in un genere solo? La butto lì anch'io... nessuno? Oppure si tratta semplicemente del modo educato, snob ed ipocrita, di distinguere tra generi di serie A e di serie B o tra 'cinema d'autore' - altra espressione che non ho mai compreso appieno, ça va sans dire - e il resto?), senza la presunzione di volerli sviscerare seriamete. La possibilità però di poter prender spunto da un 'filmetto' così per la riflessione su certi argomenti, la trovo una cosa assai interessante e contribuisce, sempre da parte mia, ad elevarlo anche sopra la media. Certo che se invece riguarda la serissima 'pasta madre del cinema e della TV' allora no, di fronte a tali fondamentali questioni e quesiti così centrali per l'umanità, alzo le mani!

 

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