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Exte: Hair Extensions

Regia di Shion Sono vedi scheda film

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La recensione su Exte: Hair Extensions

di undying
4 stelle

Tre registi al servizio di una sceneggiatura scritta da ben sette autori, per un lunghissimo horror che non riesce a spaventare nemmeno un secondo. Penalizzato da invadenti effetti in CGI, Exte è il classico film orientale molto ben fatto, ma con una storia impossibile e recitazioni al limite di guardia.

 

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Exte: Hair Extensions (2007): locandina

 

Il corpo di una ragazza, mutilata a seguito di un losco traffico di commercio di organi, viene rinvenuto all'interno di un container. Addetto all'obitorio, Yamazuki (Ren Osugi) resta affascinato dal crescere repentino dei capelli sul cadavere, tanto da appropriarsi del corpo e portarlo a casa. In seguito l'uomo dispensa extension, fornendo in particolare il salone di acconciature Gilles De Rais, presso il quale lavora Yûko (Chiaki Kuriyama), ragazza che ha sottratto alla sorella - per maltrattamenti - la nipotina Mami (Miku Satô). Le ragazze che hanno applicato le extension realizzate con i capelli del cadavere finiscono brutalmente assassinate, non prima di rivivere gli ultimi momenti di vita della sventurata vittima.

 

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Una trama impossibile - con uno sviluppo più pertinente all'universo della favola che non a quello dell'horror - associata a una lunga parte sulle vicissitudini della piccola Mami e della sua sventurata madre, sono il perno centrale di questo film giapponese, tecnicamente ben girato ma carico di effetti in CGI oggi, ovvero solo dopo 13 anni dalla realizzazione, terribilmente datati. La perizia dei tre cineasti (Sion Sono, Tony Salerno e Joe DiGiorgi) è fuori discussione, ma purtroppo rimane al servizio di un lungo e talvolta inefficace insieme di elementi poco incisivi. Le recitazioni talvolta imbarazzanti (Ren Osugi nei panni del folle Yamazuki finisce per apparire come una caricatura involontariamente comica) e l'eccessiva lunghezza, contribuiscono a rendere il tutto piuttosto indigesto, soprattutto a chi poco interessato al cinema orientale. Manca, inoltre, una certa continuità di stile, forse dovuta alla mano in regia di tre diversi cineasti.

 

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Un'occasione sprecata: non sono certo dei capelli in computer grafica che escono dalle unghie, dagli occhi o dalla bocca a far paura. E quando in un film di genere, l'elemento basilare viene tradito da una recitazione grottesca e da risvolti narrativi incoerenti (uno tra i tanti: l'improvvisato finale), l'obiettivo è decisamente mancato. Un elogio invece alla piccola Miku Satô nei panni di Mami, è a lei che va l'attenzione durante la visione del film, facendoci fremere e inorridire per ben altre ragioni. E sono le sue corrucciate, tristi, abbacchiate espressioni che restano impresse anche a visione conclusa.

 

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"Se invece dei capelli sulla testa
ci spuntassero i fiori, sai che festa?
Si potrebbe capire a prima vista
chi ha il cuore buono, chi la mente trista.
Il tale ha in fronte un bel ciuffo di rose:
non può certo pensare a brutte cose.
Quest’altro, poveraccio, è d’umor nero:
gli crescono le viole del pensiero.
E quello con le ortiche spettinate?
Deve avere le idee disordinate."

(Gianni Rodari)

 

Trailer

 

F.P. 29/12/2020 - Versione visionata in lingua giapponese (durata: 108'17")

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