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Paul

Regia di Greg Mottola vedi scheda film

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La recensione su Paul

di M Valdemar
6 stelle

Il citazionismo sfrenato e irrinunciabile, che pervade costantemente tutta la pellicola, trova il suo culmine con l’apparizione, elegante e maestosa, della “carogna”, ovvero la cattivissima, che fino ad allora si era manifestata, in tutta la sua caricaturale malignità, solo al telefono col suo sottoposto: la divina e magnifica Sigourney Weaver che, avvistato il nemico venuto da un altro mondo, esclama: “Guarda, guarda, com’è piccolo l’universo!”. Peccato faccia una brutta fine, ma l’happy end, come la stupidità umana, è una realtà dura a morire. Ed esige un ferreo rispetto di regole e rituali, di sorprese annunciate e indizi (s)velati, di prevedibili colpi di scena imprevedibili. Invero, la storia in sé è, sin dall’inizio, alquanto ovvia, come pure lo sono, perlopiù, personaggi e situazioni, avvenimenti e “bersagli” di dileggio. La sceneggiatura dei protagonisti Simon Pegg e Nick Frost è meno caustica e brillante di quanto fosse lecito aspettarsi, dati i notevoli precedenti (Shaun of the Dead e Hot Fuzz) e le potenzialità che la trasferta negli Stati Uniti e nelle loro ossessioni e (in)crollabili certezze poteva offrire. Lo stesso Paul, alieno caduto sulla Terra quasi sessanta anni prima e tenuto prigioniero per tutto quel tempo dai soliti enti governativi segreti e da questi scappato poiché non più utile da vivo (avendo comunque già pesantemente influito sulla cultura moderna), è una figura che, oltre alle forme tipiche dell’alieno (circostanza che viene comunque sapientemente risolta), ha anche una convenzionale “evoluzione”: è un tipo cinico, spiritoso, arguto, sboccato, naturalmente dotato di un’intelligenza superiore (ma con i terrestri è troppo facile …), accanito fumatore, ed è inoltre fornito degli immancabili superpoteri, tra cui quello della guarigione. Appena viene palesata tale facoltà (Paul che fa tornare in vita un volatile, salvo poi cibarsene famelicamente!), si capisce esattamente e precisamente cosa accadrà nel finale. Nulla di così originale, insomma; come non lo sono nemmeno le maschere dei due protagonisti, i soliti simpaticoni imbranati cui capitano le più disparate sventure, con tutte le loro strambe particolarità, compresi il parlare klingoniano e adorare discutibili scrittori. Partiti dal famosissimo Comic-con di San Diego, che è una sorta di Shangri-La per tutti gli appassionati di fumetti e fantasy/fantascienza, gli inglesi Graham Willy (Pegg) e Clive Gollings (Frost) hanno come meta il tipico itinerario dei cultori del “contatto” con forme di vita extraterrestri, e quindi l’Area 51, Black Mailbox e Roswell. Lungo la strada s’imbattono nell’essere venuto dallo spazio, Paul, macrocefalo dal corpo sottile, cui prestano il loro aiuto al fine di sfuggire ai crudeli ma non intelligentissimi men in black, in un viaggio irto di ostacoli, sia fisici sia socio-culturali. L’incontro/scontro dei due pacifici sudditi di Sua Maestà con la civiltà “altra“ (quella americana, puritano/reazionaria) produce gags risapute (il “confronto” con i soliti buzzurri perdigiorno; la stoltezza degli agenti segreti) miste ad altre gustose e ben calibrate: Ruth, la ragazza fervente religiosa che i nostri loro malgrado si vedono costretti a portarsi dietro, che indossa con orgoglio un’emblematica t-shirt raffigurante gesù che spara a Darwin, con la didascalia che recita “EVOLVE THIS!”, ma che alla fine ringrazierà Paul per “essere stata liberata”; il padre di Ruth, uno che gira sempre con bibbia e fucile e che, a fatti avvenuti (e Verità sconfessate), non sa far altro che continuare a idolatrare e ringraziare il proprio dio (come dirà Paul: “con certa gente non si può ragionare”). 
Il ritmo all’inizio è piuttosto blando, per poi prendere quota nella parte centrale e fino alla fine (come detto parecchio banale, eccezion fatta per il ruolo dell’agente Zoil -Jason Bateman-), in un alternarsi non molto omogeneo di trovate e necessari sviluppi narrativi; avrebbe certamente giovato l’aiuto di mani più esperte in sede di scrittura. Regia al servizio della coppia d’assi (un tantino stantia) Pegg-Frost, senza particolari sussulti. In fondo (e a tratti) piacevole e divertente, purché le pretese iniziali non siano elevate.

Sulla trama

"Dove sono tutti quanti? Se ci sono così tante civiltà evolute, perché non abbiamo ancora ricevuto prove di vita extraterrestre come trasmissioni di segnali radio, sonde o navi spaziali?".

Su Greg Mottola

Al servizio. Let.

Su Simon Pegg

Scatenato al punto giusto.

Su Nick Frost

Pacioccone.

Su Jason Bateman

Bravo attore da 'commedia'.

Su Sigourney Weaver

Splendida "carogna". Io tifavo per lei.

Su Jeffrey Tambor

Nosferatu.

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