Regia di Thomas Carter vedi scheda film
Se si guarda questo film senza sapere alcunché di quanto ci stia sotto, il giudizio finale molto probabilmente sarebbe tremendo: melassa, sciroppo, buffonata, sarebbero i vocaboli più urbani. Ma la sorpresa arriva quando si viene a sapere che ogni avvenimento descritto nella pellicola è, ebbene sì, realmente accaduto....un altro caso in cui la realtà supera la finzione. Messi con le spalle al muro, sarebbe forse il caso di riconsiderare l'approccio nei confronti delle opere cinematografiche: ammorbati da un secolo di happy ending, buoni sentimenti, sviolinate volgari, gratuite ed interessate ai valori della civile convivenza, è comprensibile aver sviluppato disincanto, cinismo ed amore per il "male" inteso come ribellione ad un regime imperante. Ma come si sa, spesso si rischia di passare da un eccesso all'altro; sarebbe opportuno disintossicarsi dai pregiudizi accumulatisi con il tempo e recuperare una visione più distaccata, e oserei dire più ingenua di quanto vediamo sul grande schermo, senza preoccuparci più di tanto di poter essere turlupinati da spacciatori di emozioni a buon mercato. Emotivamente sono stato coinvolto e travolto dalla vicenda narrata in questa pellicola: il cuore tende ad esaltare il film, mentre la mente è portata a smorzare l'entusiasmo per una serie di motivi: in fin dei conti si tratta di un TV movie, il cast non fornisce una prova mozzafiato, non ci si trova certo di fronte ad un capolavoro della storia del cinema. Ma il cuore vorrebbe premiare un film che è strumento educativo in quanto affronta in modo equilibrato i temi dei rapporti famigliari, dell'impegno, dello studio, dell'autocontrollo, della responsabilità, della realizzazione personale, ed in definitiva, più che l'opera cinematografica, rendere omaggio alla vita di una persona veramente eccezionale che merita di essere portata ad esempio soprattutto alle nuove generazioni. Per questa volta vince il cuore.
Ben Carson nel 1961 non ha di fronte a sé un brillante futuro: è un ragazzo di colore di 11 anni, a scuola i suoi voti sono pessimi e viene considerato da tutti un ritardato, vive con la madre single che fa fatica a sbarcare il lunario, e comincia a manifestare una marcata tendenza alla violenza, tutti elementi che lo indirizzano su una strada che porta alla emarginazione, al crimine ed alla prigione. Ma la ferrea tempra della madre, la sua fede religiosa e la sua buona volontà lo porteranno a diventare il più grande neurochirurgo infantile del mondo.
A prescindere dai contenuti del film, trovo che la regia sia la cosa migliore: sobria, equilibrata, non si lascia tentare da facili mezzucci e mantiene un ritmo narrativo sostenuto senza cadute di tensione.
Puntat! Mirat! Fuoco! Poverino, ultimamente si è rovinato la reputazione e qualcuno non lo può più vedere. Non se la cava male, non fosse per quella smorfietta indecifrabile che gli aleggia sempre sul viso. Una scelta forse dovuta la sua, data la somiglianza con il vero dottor Carson, che appare fugacemente in una scena del film.
Interpreta il dottor Long, una parte marginale.
E' un professore all'università di Yale, anche lui non ha dovuto sudare per interpretare la sua parte.
E' il dottor Freeman, anche per lui poco spazio.
Interpreta Curtis, il fratello del protagonista, in età infantile. La prova è positiva.
E' miss Williamson, parte limitata ma significativa.
Nella sua unica prova cinematografica, interpreta un membro dello staff dell'ospedale.
Interpreta il ruolo di un professore. Poca gloria.
E' un medico del pronto soccorso, nella scena della ragazza in preda agli spasimi.
Interpreta Augusta Rausch, una parte limitata ma che lascia il segno.
Interpreta il fratello di Ben, Curtis, in età adolescenziale. Buona prova.
La musica classica svolge un ruolo molto significativo nella formazione e nella crescita del futuro neurochirurgo.
Assolutamente nulla.
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