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Gianni e le donne

Regia di Gianni Di Gregorio vedi scheda film

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La recensione su Gianni e le donne

di Furetto60
7 stelle

Ottimo lavoro Di Gregorio, autoironia e garbato umorismo

è un tranquillo e normale signore di sessant'anni, da diversi anni in pensione,dotato di una natura estremamente mite, una grande pazienza e tanto spirito di tolleranza, nessuna ambizione e molti rimpianti. Convive con una figlia svagata, fidanzata controvoglia con un nullafacente che si è insediato a casa sua, una moglie evanescente, distratta dai suoi tanti impegni e una mamma, ultranovantenne, nobildonna decaduta, che si ostina ad abitare nella sua vecchia villa, alle porte di Roma, con un tenore di vita altissimo, al di sopra delle sue reali possibilità, con badanti che vanno e vengono, alle prese con interminabili partite di poker, con le sue amiche coetanee, sempre sopra le righe, concentrata a dissipare allegramente, tutto il suo residuo patrimonio, tra bottiglie di champagne e aperitivi. Gianni non si lamenta mai e provvede sempre affettuosamente con sollecitudine ad accontentare le esigenze della bizzosa e viziata signora, ciondola indolente, insieme al suo cane e a quello della vicina, per le strade di Roma, tra la spesa e le piccole commissioni, dentro una rassegnata routine. L’amico avvocato, una sorta di “viveur” dal portafogli pieno e sempre pronto ad aprire, un giorno lo incita a prendere al volo, le ultime occasioni, tutti i suoi coetanei, dietro la rispettabile facciata, nascondono delle torbide storie di sesso, perfino uno dei parassiti che vegeta nel baretto sotto casa, sempre in tuta sportiva, ha l’amante, la tabaccaia di fronte. Sbalordito da queste rivelazioni, Gianni, prova a darsi una smossa, si compra un vestito nuovo e si guarda intorno, ma si barcamena molto male e senza costrutto tra le “sue” donne, alla ricerca di un appuntamento galante, tra vecchi amori, come la compagna di scuola in carriera, o la procace infermiera della madre o la svagata Aylin, sua vicina di casa, che popolano il suo mondo o per meglio dire, ci si affacciano per pochissimo, senza nemmeno accorgersi di lui. Ogni tentativo, per un motivo o per l’altro si risolve in un fallimento o si dissolve nell’indifferenza, qualcuna non lo nota nemmeno, qualcuna si dimentica, qualcun’altra addirittura si addormenta, mentre l’unica donna purtroppo sempre presente è proprio la madre che, lo chiama per ogni sciocchezza. Gianni è inadeguato, disorientato come un adolescente, sorride molto e amaro, ma parla pochissimo, cammina tanto, ma non vede niente, si muove come un sonnambulo seguito da una tremolante cinepresa a spalla, che lo segue in soggettiva per le strade di Roma. Gianni non è portato per le scappatelle, prova a scuotersi dal torpore, a emanciparsi dall'ingombrante figura materna, ma s’imbatte in una serie di insuccessi dall’amaro retrogusto, Gianni subisce sempre con eleganza e nei suoi goffi tentativi galanti, dimostra la sua inettitudine bonaria, non ha più l'età e gli manca pure la volontà, troppo pigro, si lascia andare a un clima di crescente e passivo smarrimento. Di Gregorio esplora con ironia e garbo il mondo di un uomo che si affaccia fiaccamente alla terza età, attraverso il rapporto impacciato, inconcludente e umiliante, con le donne che lo circondano. Passando dalla tirannia della madre egoista, che a sorpresa vende la “nuda” proprietà della sua casa, privando cosi il figlio della sua eredità immobiliare, all’apatia della figlia, che si è stancata del fidanzato perdigiorno, ma non trova la forza per liquidarlo e rinvia sempre il commiato, all’indifferenza della moglie evanescente, per finire con la vicina che gli affida il cane e involontariamente gli somministra un potente allucinogeno, che lo lascia in uno stato di torpore ipnotico, per tutta una notte. Di Gregorio fa un cinema semplice ma non semplicistico, dal taglio realistico e intelligente, scegliendo i giusti ritmi e i modi per parlare di sé, della sua generazione, dei suoi coetanei, con contenuto umorismo e delicatezza, rimanendo fedele a se stesso e al suo film d'esordio, coinvolge di nuovo lo spettatore, con una potente impronta autobiografica.

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