Regia di David Yates vedi scheda film
Harry Potter "Lo scontro finale" non si sottrae alla logica monetaria "batti il ferro finché c'è qualcosa da battere e quando è finito batti il piombo o anche il cartone o quello che trovi".
Come i libri della serie, anche i film sono un esempio di operazione innanzitutto commerciale ed è puerile proporre l'ovvia osservazione che per I Doni della Morte bastava e avanzava un film solo.
L'unica vera novità è che qui - finalmente - si menano le mani (bacchette) a più non posso, con un po' meno political correctness che nei precedenti. Così è persino permesso ai Buoni di ammazzare, anche se la signora Howard uscirebbe assolta da ogni giuria, togliendo di mezzo l'omicida di suo figlio.
E' vero che l'epilogo assomiglia a un sequel del Signore degli Anelli: attorno a Hogwarts ci si aspetta da un momento all'altro compaia qualche Uruk-Hai o fantasma verde a supportare un partito o l'altro.
Potter - chi lo impersona - appare sempre più a disagio accanto a compagni che sono cresciuti (tra tutti, Neville Paciok) mentre lui è rimasto un adolescente bassino con la faccia antipatica di sempre. Così lo spettatore si chiede chi è l'eroe, visto che HP nella parte risulta improponibile. E lo trova in Severus Piton, il cupo ma fedelissimo (fino alla morte, è il caso di dirlo) scudiero di Silente.
L'epilogo mi sembra in sintonia, anche visiva, con ciò che rimane nello spettatore: era proprio il caso di farla finita, di interessante non c'è rimasto più niente.
Adeguata a gestire la confusione della battaglia, ma senza uno spunto che sia uno.
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