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Lo straniero

Regia di Satyajit Ray vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Lo straniero

di zombi
8 stelle

immergersi nel lontanissimo mondo indiano è per me un onore e un privilegio, soprattutto se ad introdurmi a casa loro è una personalità come satyajit ray. con un pò di difficoltà sono riuscito ad entrare nel film, o almeno in una sua parte(o in una parte che credo di aver individuato)per apprezzare fino in fondo questa sua ultima prova da regista. qui sembra voler urlare al mondo ciò che vede e ciò che lo allarma, attraverso anche ad un plot che si avvinghia al mistery. il ritorno di uno zio scomparso da 25 anni che chiede in perfetto bengalese di poter essere accolto secondo la tradizione popolare, mette in subbuglio la nipote e il di lei marito che spaventati all'idea di accogliere quello che è a tutti gli effetti uno straniero, impegnano tutte le loro forze nell'escogitare una maniera per liberarsene nel più breve tempo possibile, con l'aiuto di amici di pochi scrupoli. lo zio che sa benissimo a che prova sta sottoponendo la nipote e il marito, sulle prime accetta di buon grado ogni tipo di provocazione e offesa, rispondendo per le rime, scioccando il marito della nipote con l'affermazione che il passaporto(dal marito brutalmente richiesto) non certifica nulla se non delle generalità che potrebbero benissimo essere false. ma quando lo zio viene sottoposto al terzo grado di un amico dei coniugi, esasperato dal botta e risposta, e gravemente accusato di essere un parassita da estirpare al più presto prima che ti si attacchi senza possibilità di liberarsene, qualcosa dentro di lui infine si rompe e lo si nota dagli occhi, dal dolore che l'aggressivo comportamento di quello sconosciuto, sia stato richiesto dai suoi parenti. ma il dolore è ancora più antico. un dolore che travalica la diffidenza della nipote e di suo marito. dietro a questa recita allestita proprio dall'uomo, sta un bisogno di fuga sobillato e finanziato dalla nonna che lo adorava. l'uomo a cui piace farsi chiamare NEMO dal latino nessuno, per 25 anni ha vagato per il mondo occidentale, riuscendo a farsi pagare per vivere con svariate tribù primitive, dopo che da piccolo vide la rappresentazione di un bisonte dipinto migliaia di anni prima in una caverna in spagna. persuaso che dopo quel bisonte non ci fosse arte o artista in grado di eguagliare quel capolavoro, l'uomo cominciò il suo vagabondare per terre più o meno civilizzate alla ricerca. quando lo sconosciuto chiamato dalla nipote e dal marito gli chiede se il cannibalismo è civiltà o barbarie, lo zio risponde prontamente che è barbarie, ma allora è civiltà il solo dito di un uomo in grado di scatenare una guerra con milioni di vittime, schiacciando un pulsante? l'uomo estremamente inquieto, con la repulsione della stanzialità, viene profondamente colpito dalla ferocia dell'aggressività di quell'uomo, ma solo perchè dietro di essa ci sono i familiari. raggiunto dai parenti sconvolti per ciò che è successo e per come sono riusciti a dimenticare le tradizione e ciò che siginificano, lo raggiungono in un villaggio dove si è andato a rifugiare e da lui invitati ad assistere alle danze. quando anche la nipote si aggregherà alle donne, lo zio sorriderà rasserenato dalla certezza(messa a dura prova)che quella, SI!, è sua nipote. grande, grande film. ray riesce a ragionare sulla banalità di discorsi universali come la ferocia dell'uomo nel mondo moderno, su cosa significhi società civile e su come sia importante ricordarsi chi si è e da dove si viene, per poter esplorare liberamente il mondo senza preconcetti. attori in stato di grazia per un addio memorabile.

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