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Bajo la sal

Regia di Mario Muñoz vedi scheda film

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Marcello del Campo

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La recensione su Bajo la sal

di Marcello del Campo
8 stelle

 




Una verità nascosta nell’incipit di un capolavoro letterario.

 

 

Mexico City, Santa Rosa de la Sal. Cinque ragazze sono scomparse nel giro di tre anni nell'area Bajo la Sal. Una la trovano gli operai mentre scaricano un camion: sotto il sale. Il cadavere è ridotto a brandelli. Potrebbe essere una delle prime. Il corpo sembra rimasto lì sotto da molto tempo, sette o otto mesi, spiega il detective Jefe Salazar (Emilio Guerrero) a El comandante Trujllo, arrivato dalla capitale per indagare sul caso. Anche Jefe Salazar è stato trasferito dalla capitale qui, tre anni fa, a Santa Rosa de la Sal per stare tranquillo, un lavoro di routine, lui non è tipo che ama l’azione – una scrivania, nessun caso da sbrogliare, la pancia prominente, dicono più di quanto non dica la sua biografia di inetto investigatore.

Jefe e Trujillo sono stati amici un tempo: il primo ha scelto di cambiare ambiente, il secondo ci è stato mandato perché ha alle spalle una brillante carriera di segugio ma anche metodi spicci e un amico morto, Ramon, durante un conflitto a fuoco con quelli della mafia della droga. I capi hanno pensato che poteva essere una buona idea mandarlo dove nessuno può trovarlo.

Salazar ha passato i primi due anni lisci come l’olio, il terzo anno gli arriva tra capo e collo un caso difficile da sbrogliare – perciò hanno chiamato l’uomo dalla capitale. 

El comandante Trujillo, lui sì che i guai se li va a cercare; non per niente lo hanno sbattuto nel deserto di sale, un’area che copre quasi centomila acri. Piccole botteghe, la chiesa, la scuola sono venute dopo, - anche la FUNERAL HOUSE ZEPEDA; tutto fa parte dell'impianto della saliera.

La ragazza sotto il sale ha le mani legate, mani e piedi legati a parti del macchinario per impedire al corpo di venire in superficie. Non è rimasto molto, il macchinario ha distrutto i resti. C'è un pezzo della sua gamba destra ancora mancante. Sembra il cadavere di un vecchio. Potrebbe essere una delle prime.

Trujillo è arrivato in elicottero. Dalla lenta panoramica del biancore accecante di Bajo la Sal all’azzurro del cielo, - terso, saturo: paesaggio memore di grandi western. Viene in mente l’Anthony Mann delle nevi. Viene in mente l’arrivo in elicottero di Al Pacino in Insomnia.

Humberto Zurita (El Comandante Trujillo) ha il viso bruciato dal sole, occhi scurissimi penetranti, veste dimesso e non ha l’aria assonnata, nonostante dorma poco anche lui e stia sempre all’erta: l'uccello più veloce prende il verme, dice.

 

Il giovane regista Mario Muñoz sa il fatto suo, non sembra al primo film, Bajo la Sal ti inchioda dalla prima sequenza prima dei titoli di testa. Sweet Dreams nella versione di Marilyn Manson nega a Annie Lennox la scansione ballabile anni Ottanta e soffia la voce rauca su una scena che prelude all’inferno: la seconda vittima.

Una bambina l'ha trovata scovando granchi tra gli scogli, nel mare. Difficile dire da quanto tempo è morta. Gli organi sono in avanzato stato di decomposizione.

Anche se il corpo è in questo stato, ha sempre una storia da raccontare, dice Trujillo.

Tagli su quello che è rimasto del torace e sulle gambe. Fratture esposte della tibia destra. Entrambe le mascelle spaccate.

Trujillo è convinto che tra le ragazze scomparse che, nel corso del film, sono ritrovate nelle medesime condizioni, ci sia un nesso: frequentavano la stessa scuola.

Qualcuno mette i bastoni tra le ruote perché l’indagine non scopra i vermi sotto il masso. Qualcuno prima della scoperta della prima ragazza ha incendiato la scuola. Tutti i fascicoli precedenti sono stati bruciati. L’unica pista è il romanzo Lolita di Nabokov, trovato in casa di una delle ragazze.

Trujillo non legge un libro da un secolo, l’ultimo è stato Platero y Io di Jimenez, ma ha visto il film di Kubrick.

Lolita è stato letto dalle cinque ragazze scomparse, preso in prestito dalla biblioteca della scuola. La copia porta il timbro della scuola ma la preside, la signora Dominguez non può testimoniare, è morta nell’incendio. Qualcosa in più lo testimonia una frase sottolineata: “… luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia…”.

L’incipit di Lolita non dice molto a El comandante, ma lui non ha bisogno di fare l’intellettuale per capire che il giovane strambo e timido Victor Zepeda (Ricardo Polanco), che lavora nella Funeral House del padre, non ha nulla a che vedere con la strage delle innocenti. Debole è la prova che Victor, quando non ha niente da fare, si diletta a riprodurre piccole sculture animate che mimano le scene degli orrori e delle sevizie perpetrate sui giovani corpi dal killer seriale. Ma alla polizia locale il bricolage del giovanotto fa gola per incastrarlo e impedire che quel pendejo di Trujillo scopra la verità.

 

Una verità nascosta nell’incipit di un capolavoro letterario.

 

Thriller vigoroso, di classica impostazione e nessuna sbavatura o lungaggine, Bajo la Sal (sceneggiatura dello stesso regista e Mario Pulido) ha il passo del grande cinema senza fronzoli ma non sbrigativo, solenne quanto basta a far tornare alla memoria capolavori come Bersaglio di notte o in ambito letterario i grovigli di vipere tra i quali si aggira il più grande private-eye dopo Chandler e Hammett, Lew Archer di Ross MacDonald, indagatore di delitti a sfondo psicoanalitico commessi in luoghi ristretti famigliari e piccole comunità chiuse al mondo.

Humberto Zurita, bel volto indio di mezza età, interpreta El Comandante Trujillo con convincente aderenza al personaggio ombroso che nella terra del sale va incontro al suo destino.

Bravi tutti gli altri interpreti.

Da annotare il nome del direttore della fotografia: Serguei Saldivar Tanaka.

Desert Music di Federico Bonasso che ha scelto le musiche aggiunte: Marilyn Manson, Radiohead, The Horrors, Jimena Angel, Mari Trini, Bengala.

 

 

Film ‘invisibile’, Bajo la Sal ha incuriosito Hollywood: secondo la rivista “Reforma” i produttori hollywoodiani “quieren llevar una adaptacion del filme mexicano Bajo la Sal a las pantallas estadounidenses… a la manera de [Rec] Quarantine que en menos de un año se compraron los derechos y se hicieron de su remake los productores sin haber visto aun el filme completo a estrenarse el 17 de octubre (Mexico) preciaron a Mario Mñnoz (director) para negociar”

 

 

 

 

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