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Non avere paura del buio

Regia di Troy Nixey vedi scheda film

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La recensione su Non avere paura del buio

di mc 5
4 stelle

Mi hanno fregato. E dire che dovevo immaginarmelo, perchè è da un bel pò che l'horror targato USA non ci regala un prodotto decente. E questa ennesima pellicola sbagliata non è che la conferma che chi crede ancora in questo genere può trovare soluzioni valide e interessanti solo nelle produzioni spagnole e francesi. i nostri cugini iberici e transalpini possiedono ancora una freschezza quando affrontano l'horror che gli americani se la sognano, riuscendo solo, questi ultimi, a rimasticare maldestramente (come in questo caso) gli avanzi di qualche vecchio telefilm. E se è vero che le premesse della fregatura c'erano tutte, allora come mai ci sono cascato? Per due soli motivi. Intanto il protagonista, Guy Pearce. La sua performance del cattivo nel buon thriller "Solo per vendetta" con Nicolas Cage, mi aveva conquistato. Pearce in quel caso era stato fantastico e mi ero ripromesso che lo avrei aspettato al varco alla prossima occasione. Peccato che in questo horror sia servito da un personaggio scritto piuttosto approssimativamente, tanto che perfino uno con la faccia giusta come lui qui appare legnoso e poco espressivo. Ma la ragione primaria che mi aveva spinto alla visione era il nome altisonante del produttore (e co-sceneggiatore): il mio amatissimo Guillermo Del Toro, di cui sono fedele estimatore da quando vidi al cinema "Il Labirinto del Fauno", in assoluto uno dei miei film di culto. Fin qui il suo nome aveva per me sempre rappresentato una garanzia, e mai mi aveva deluso, neppure quando appariva nelle sole vesti di produttore. E invece stavolta si è impegnato in un'operazione che è davvero poca cosa. Un film irrimediabilmente noioso e che non appassiona. Potrà forse conquistare una quota di pubblico di bocca buona, e infatti pare che al botteghino si stia difendendo bene, ma lo spettatore appena un pò sgamato in ambito horror non può che esprimere il pollice verso. Intendiamoci, non è che il film sia proprio inguardabile, solo che è condotto sui binari piatti della prevedibilità, la storia già vista, ma soprattutto i ruoli sono scritti in modo noiosamente bidimensionale, obbedendo a criteri di puro clichè. Tanto che si fatica ad immaginare che dietro un progetto così poco interessante ci sia il genio di Del Toro. E, se devo esprimere la mia personale percezione, sono costretto a confessare che il film nel suo complesso ha generato in me una sensazione di notevole antipatia. A parte gli attori (di cui riferirò più avanti) qui i veri antipatici sono i mostriciattoli che si annidano nei meandri della casa. Un conto è che siano -appunto- mostruosi, ma il fatto è che questi sono addirittura fastidiosi e irritanti. Sia per l'aspetto (sembrano scimmiette dispettose e con la gobba) e sia per le voci e per le frasi dementi che farfugliano nascosti dietro grate e porte segrete. Il film non mantiene affatto ciò che promette. E quando parlo di "promesse" mi riferisco ad un gustoso prologo dal sapore evidentemente favolistico in cui ci viene raccontato, in chiave gotico-fiabesca, ciò che nella notte dei tempi diede origine a tutta la vicenda, a partire dagli orrendi (buffi?) omìnidi nani che si cibano dei denti dei bambini. In realtà quel prologo, oscuro ma dotato di un certo appeal, è del tutto a sè stante, e purtroppo nulla ha a che spartire con l'ondata di stereotipi che vedremo dipanarsi da lì alla fine. L'esordiente regista Troy Nixey mi dicono essere affermato fumettista (addirittura pare abbia al suo attivo come  disegnatore anche alcune avventure di Batman) ma, visto il risultato, mi sentirei di consigliargli di restituire all'illustrazione a tempo pieno la sua vena artistica. Una coppia di giovani restauratori si trasferisce da Los Angeles nel freddo e umido Rhode Island e precisamente nell'antica dimora chiamata Blackwood Manor. Con loro la piccola Sally, frutto del precedente matrimonio di lui. La bambina, ansiogena e solitaria, sconta il disagio della condizione di figlia di genitori separati. Ma una volta arrivata nella nuova casa, ai suoi problemi personali se ne aggiungono di nuovi, originati dalla maledizione antichissima che grava su quelle mura e che si materializza in una legione di mostriciattoli dispettosi che si annidano tra cantine e cunicoli. Quel che segue è ciò che chiunque può immaginare, con tanto di bambina che vede quel che la coppia non può vedere, e naturalmente i due adulti in ambasce per la classica bambina problematica. Fino a quando le "creature" dilagheranno e anche la coppia adulta dovrà farci i conti. Tutto -noiosamente- come da copione. Compreso il concitato scontro finale dal cui esito sapremo (non è spoiler, ma solo ovvietà!) che gli "omuncoli" anche se provvisoriamente chetati in realtà sono immortali e prima o poi torneranno in azione. Puzza di sequel? Lo ritengo improbabile, dato che negli States il film si è rivelato un sonoro flop al box office. E veniamo allo sventurato cast. Di Guy Pearce ho già detto: qui appare sottotono ma sono fiducioso che presto lo rivedremo in qualche buon thriller-action. Katie Holmes: povera signora Cruise, la sua stella proprio non brilla; la sua non è una fiamma ma una lucina fioca. Fa quasi pena nella sua pochezza di personalità artistica. E un cenno finale alla bambina, impersonata dalla piccola Bailee Madison. Si tratta di una delle mini attrici più antipatiche mai viste sullo schermo, dotata di un'unica espressione tra l'imbronciato e il corrucciato; il suo volto (praticamente presente in ogni inquadratura del film) indispone lo spettatore già dalla sua prima entrata in scena. Giudizio finale: bocciato.
Voto: 4

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