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Potiche. La bella statuina

Regia di François Ozon vedi scheda film

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La recensione su Potiche. La bella statuina

di FilmTv Rivista
8 stelle

È lei? La Musa per eccellenza del cinema francese, in tutona vintage, fa jogging sorridendo alle creature del bosco come una principessa di fiaba un po’ suonata sui titoli di testa? Oui, elle est Catherine Deneuve: dèa luminosa e algida per Polanski, Buñuel, Truffaut e ora per Ozon, che potrebbe essere suo figlio e la sceglie per un ruolo di generosa maternità. Madre e moglie (apparentemente) naïve, la sua Suzanne è per tutti una potiche, vaso decorativo e privo di funzionalità che si circonda di altri oggetti e di futile apparenza. Il gretto e meschino marito (un Fabrice Luchini irresistibile) ha sposato lei e soprattutto la sua fabbrica di ombrelli, ma si trova spodestato quando la grazia vestita d’organza della patronne conquista gli animi e porta la pace nell’azienda. Bella statuina assai meno ingessata di quanto si pensi, senza rinunciare a gioielli e pellicce si fa simbolo di emancipazione femminile e lascia il sesso forte a bocca asciutta, perfino la vecchia fiamma Depardieu. Ozon adatta la pièce di Barillet & Grédy (datata 1980) dando vita a una commedia che ha la stessa forma smagliante di tutti i suoi interpreti e del magnifico décor, trasudante anni 70 in ogni dettaglio. Omaggio divertito al cinema del passato, nel solco di 8 donne e un mistero, colorato e pop ma sapido nella sceneggiatura e nella regia, che non sbava una sequenza: l’impianto teatrale, ben lungi dall’essere un limite, è una partitura dal ritmo ineccepibile. In cui, dal travestimento vintage, trapela l’attualità degli scioperi francesi e, nel confronto elettorale tra i protagonisti, un’eco delle presidenziali del 2007:?la Deneuve bon ton e carismatica come la sconfitta Segolène Royal? Sul cast 100% ozoniano (tornano Jérémie Renier e, in cameo malizioso, Sergi López) Catherine domina come sovrana imperturbabile: con una scrollata di spalle si fa scivolare di dosso le mille citazioni emanate dal suo volto iconico. Dagli ombrelli, piovuti dritti dritti da Les parapluies de Cherbourg di Demy, al palpitante Depardieu, che pare aspettarla da quell’Ultimo metrò, la Deneuve è un concentrato di Storia del Cinema (e che cinema!). Ma finge di non saperlo, e per questo non si può che amarla.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 44 del 2010

Autore: Ilaria Feole

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