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The Tempest

Regia di Derek Jarman vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Tempest

di kotrab
8 stelle

Nella cinematografia, e nell'opera artistica in generale di Derek Jarman, l'essenza omosessuale è sempre presente, anche in film dove non è esplicitata a "chiare lettere", come nella riduzione del dramma The Tempest di William Shakespeare, testo in cui tuttavia è già sottilmente ravvisabile un interesse di tal genere nel rapporto tra Prospero e il suo fido spirito Ariel (da non dimenticare i sonetti del geniale drammaturgo). Nel film Jarman immette un balletto nuziale eseguito da giovani marinai (al posto dei mietitori)... e basti ricordare come l'icona del marinaio sia celebrata in caposaldi quali il romanzo Querelle de Brest di Jean Genet, quindi il film Querelle di R. W. Fassbinder, e l'opera Billy Budd di Benjamin Britten.

Come fa notare Gianmarco Del Re: la scelta dei testi appartenenti al Rinascimento [stando al critico, si intravedono infatti scritti di Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Agrippa, John Dee, Paracelso, Bacon, Plotino, Giordano Bruno] tradisce l'ammirazione del regista per un momento della cultura italiana, in particolare quella fiorentina, in cui l'omosessualità è nuovamente legittimata (almeno in linea teorica), dopo secoli di repressione, con la riscoperta delle opere di Platone e dei classici greci.

Jarman è sostanzialmente fedele all'intreccio ma, come accennato, lo sfronda nei dialoghi e ne offre una visione dallo stile tutto sommato tradizionale, in cui però sobrietà e barocchismi trovano un apprezzabile equilibrio alternandosi, come pure registro serio e grottesco (quest'ultimo nel modo tipico del regista, reduce da Jubilee, film mordace da cui provengono Toyah Willcox, quasi irriconoscibile nel ruolo di Miranda, e Jack Birkett [alias Orlando], faccia spiritata e pazzoide, perfetta per il ruolo di Calibano). L'atmosfera magica viene evocata tramite un semplice ma misterioso effetto di color bluastro per gli esterni dell'isola e il corto circuito temporale della comparsa finale della cantante Elizabeth Welch (precursore di una analoga situazione nell'Edoardo II) è così reso plausibile dalle arti magiche di Prospero (Heathcote Williams). Il tutto è sicuramente affascinante però è lontano dall'incanto e dalla complessa travolgenza del Prospero's Book's di Peter Greenaway.

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