Regia di Michelangelo Frammartino vedi scheda film
La magia e la poesia delle Serre Calabresi è cosa austera,chiodata,sicuramente non accessibile a tutti.
Le immagini,poi,vengono anteposte a qualsiasi accenno di racconto e anche se è vero che le immagini,spesso,valgono più di mille parole,nel film si avverte un bisogno di confronto,di qualche dialogo,assenti oltremodo forzatamente.
Così a frastuoni di ogni genere,versi animale,carretti in movimento,tosse malarica,fuoco che arde,campanelli che suonano,urla e baldorie,l'uso della parola viene posto quasi come superfluo,un'arma inutile ma (consapevolmente) pericolosa.
Quanto detto riesce a rendere,è vero,tutto molto real,quasi naif se mi permettete,ma allo stesso modo può avere effetti soporiferi e fuorvianti.
Come dire che la magia e l'immensa facoltà di terre e uomini/animali,che sembrano lontani anni luce da noi,dal tram-tram quotidiano e dalla sua inutilità (di questo si,siamone consapevoli...!),arriva per metà,senza quel tramite adatto,senza la spinta finale,che possiamo riconoscere nella comunicazione.
Si fa fatica ad invidiare il pastore che beve polvere o ad integrarsi (anche solo visivamente) nel vivere di codesti luoghi.
E proprio qui che pecca il pur ottimo lavoro di Frammartino,il ponte che dovrebbe trasportarci in un mondo quasi incantato,sembra malmesso,inzuppato d'acqua e arrendevole al vento;in più a guardare in basso vien paura...
Come dire:belle le immagini,significativo la morte contrapposta alla nascita,stucchevole l'antichissima pratica del carbone,ma infine cosa ci viene detto?
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