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Fair Game

Regia di Doug Liman vedi scheda film

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La recensione su Fair Game

di Stuntman Miglio
6 stelle

Ispirato a fatti realmente accaduti ad un'agente della CIA coinvolta nella celebre ed infruttuosa caccia alle armi di distruzione di massa in Iraq, "Fair Game" di Doug Liman è una discreta spy story che mette a segno i suoi colpi migliori nella prima parte. Ben ritmata e montata, con quel tipico andamento à la "Bourne" caro al regista, la vicenda coinvolge da subito scaraventando il proprio spettatore in un immaginario da guerra fredda con una protagonista che si divide fra il ruolo di moglie e madre amorevole e quello di agente speciale sotto copertura. Giochi di potere, complotti, segreti militari, equilibri precari, politica. Dannata politica, quella della peggior specie, quella avida, bramosa di controllo, egoista, sempre pronta ad elaborare macchinazioni e a sacrificare innocenti nel nome dei propri interessi. E' così che il personaggio di Naomi Watts si trova improvvisamente immolato ai media come capro espiatorio. Una manovra subdola ordita dai piani alti con l'unico scopo d'insabbiare la verità su un conflitto non necessario. Purtroppo la seconda parte del film non è all'altezza delle premesse e finisce col perdersi nella deriva sentimentale che inevitabilmente colpisce la coppia protagonista nel susseguirsi degli eventi con lei che vorrebbe mantenere un profilo basso per salvaguardare lo status dei propri cari e lui, diplomatico caduto in disgrazia, che invece ne fa un'autentica crociata. Ben girato nonostante una certa convenzionalità nelle sequenze mediorientali, "Fair game" è un prodotto che riesce ad unire, con funzionalità, la denuncia all'intrattenimento di genere. Non sorprende trovare quindi tra gli interpreti Sean Penn, sempre molto attivo ed attento ad accettare ruoli non convenzionali. Il suo ambasciatore indignato ed in cerca di giustizia riveste un ruolo tanto ambiguo fra le mura domestiche (il dubbio che sposi la causa della moglie per dare nuovo lustro al suo nome, rimane) quanto esemplare nei dibattiti pubblici che hanno l'indiscutibile merito di far intuire alla massa quanto marciume s'annidi nelle stanze del potere (il vero villain del film è Scooter Libby, infimo funzionario dell'amministrazione Bush Jr.). Magnifica Naomi Watts; energica, determinata, drammaticamente intensa, la sua Valerie Plame è il vero cuore pulsante dell'intera pellicola e conquista negli scomodi panni di una donna che tenta stoicamente di salvare prima la propria patria e poi la propria famiglia.

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