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Due vite per caso

Regia di Alessandro Aronadio vedi scheda film

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La recensione su Due vite per caso

di maurizio73
6 stelle

Matteo Carli,giovane di bell'aspetto e belle speranze impiegato in un vivaio, sta accompagnando in ospedale il suo amico feritosi ad un dito quando la sua auto tampona accidentalmente quella civetta di poliziotti in borghese. Ne discendono i due agenti che li malmenano,li conducono in questura e li denunciano per lesioni e resistenza. Matteo rimane profondamente segnato da questa ingiustizia anche quando le ferite del corpo saranno guarite, decidendo di non rispondere alla chiamata in servizio per un concorso vinto nell'Arma. Rewind... Matteo riesce a frenare appena prima di tamponare l'auto civetta e la sua vita procede secondo una direzione diametralmente opposta arruolandosi nei Carabinieri...
Commedia delle possibilità dai toni oscuri e dal retrogusto amaro che prova a disegnare un linea di demarcazione etica tra destini paralleli generati dall'imprevedibile intervento del caso, dove l'adesione ad uno schema sociale fondato sull'ordine e la disciplina  piuttosto che ai principi libertari improntati alla giustizia civile ed all'antagonismo di sinistra sembrano la naturale conseguenza del vissuto traumatico di un ragazzo qualunque o di un utile sbocco professionale in tempi di crisi occupazionale. A parte la banalizzazione di questi aspetti ideologici (pecca annosa di un cinema italiano recente dai buoni intenti ma dalla scrittura approssimativa) e dal didascalismo di seconda mano che introduce gli elementi del fantastico o di un astruso simbolismo (un mefistofelico istigatore slavo,la clessidra magica di un ineluttabile appuntamento del destino, la morte del protagonista per mano dell'altro se stesso) il film cerca volenterosamente di creare una dialettica dell'incomunicabilità attraverso gli accorgimenti di una regia elusiva, votata al dettaglio sferzante, all'uso parsimonioso del controcampo, insistendo sulle oscure inquietudini di un destino che sembra sfuggire di mano al giovane protagonista ed al contempo sfiorando le corde di una soave armonia floreale nel richiamo alla dolce sensualità di giovani concupiscenti (la solarità energica della Ragonese e la morbida tenerezza della Felberbaum).Film dai toni chiaroscuri che riesce a bilanciare gli aspetti più caustici con un registro di surreale leggerezza anche grazie al riuscito disegno dei personaggi ed alle astuzie di un montaggio ad incastro con conto alla rovescia finale (da una piovosa Primavera al classico Autunno caldo?).  Meno riuscito forse, il tentativo un pò pretenzioso di una citazione dalla scena finale dei 'Quattrocento colpi' di Truffaut che vorrebbe chiudere il cerchio teorizzando una sorta di paradigma bechtiano sulla impossibilità di un giudizio etico sulla storia e sulle  motivazioni (quelle possibili e quelle probabili) di un protagonista che gli eventi portano sui lati opposti della stessa barricata nel finale dove un destino ed una vita escludono drammaticamente l'altra. 'Sliding doors' con tamponamento.

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