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Mammuth

Regia di Gustave Kervern, Benoît Délepine vedi scheda film

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La recensione su Mammuth

di barabbovich
2 stelle

Come diceva Peter Sellers nella Lolita di Kubrick "fa battute che poi fanno ridere soltanto lui". Dal momento che Sellers / Quilty non aveva visto Berlusconi nella palla di vetro, quel suo apoftegma si staglia benissimo su uno dei massimi misteri della cinematografia mondiale, il duo Gustave De Kervem / Benoit Delepine. Non contenti di aver licenziato il pessimo Louise-Michel, i due registi transalpini - copia opachissima dei nostri Ciprì e Maresco - bissano la fatica con un trash movie altrettanto strampalato, per di più girato in un super16 che lo fa sembrare un filmino amatoriale. Al centro della vicenda c'è Gerard Depardieu (sembra Obelix in versione hippy), ex operaio di una macelleria ormai in pensione. Per raggiungere la liquidità sperata - siamo o non siamo nell'epoca di tagli al welfare con l'accetta? - l'uomo deve recuperare i documenti che ne certifichino l'operato nel periodo precedente a quello come macellaio, durante il quale si arrabattava con lavoretti di piccolo conto. Comincia così per lui un'avventura in motocicletta che lo porta a ritrovare facce e ambienti del tempo che fu e all'abreazione del primo amore, che riappare sotto forma di fantasma (Adjani).
Che l'umorismo francese sia qualcosa che sfugge ai più raffinati ermeneuti del pianeta è un fatto assodato. Qui però siamo nel metafisico: figure fantasmatiche che compaiono improvvisamente, vecchi amici grassoni con i quali ci si scambia la masturbazione reciproca, frasi sconnesse gettate lì a caso, dialoghi assurdi al confronto dei quali Ionesco passerebbe per un razionalista. E nessunissima risata.   

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