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Anvil! The Story of Anvil

Regia di Sacha Gervasi vedi scheda film

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La recensione su Anvil! The Story of Anvil

di Accidenti
8 stelle

Per descrivere chiaramente questo documentario non si può che fare un parallelismo con il vincitore della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica del 2008, The wrestler. In questo caso però i wrestlers sono due, due uomini di cinquant’anni canadesi, che non si sono ancora arresi al loro destino, che non si sono ancora arresi all’evidenza del loro fallimento, che non si sono ancora arresi ad una vita normale, che non si sono arresi al mondo del business discografico. Due uomini contro ogni pregiudizio, contro ogni regola. Capelli lunghi e giacca di pelle; still heavy metallers. Magnifico spaccato della vita di un fallito (ma questa è la vita vera), magnifico spaccato del provincialismo nord americano, centro del mondo per tutti (gli altri), ma l’unico vero posto in cui il peggio della provincia rimane e può rimanere vivo. Grande affresco della periferia dei sogni e del mondo civilizzato.

 

Ma i due cinquantenni se ne fregano di tutto e tirano avanti per la loro strada, si fanno seguire/inseguire dalla telecamera di un loro fan di vecchia data fino in Europa dove sono protagonisti di una squallido quanto triste tour pseudo organizzato da un’altra fan (italiana) che gli promette la luna e gli riesce a dare solo serate in locali trafficati dalle peggio specie di nerd metallari che abbiano mai solcato il pianeta del numero totale di dieci per serata.

Questa è la faccia buia del successo mancato, quella faccia che nessuno vuole guardare; è la faccia di chi non si da per vinto ed è, prima di tutto, la faccia di chi ancora ama fare il suo lavoro, contro ogni avversità e contro ogni ragionevole dubbio. Questa è la faccia della forza di volontà utopica di chi arrivato a cinquant’anni ha ancora voglia di girarsi le case discografiche  per farsi produrre un album (il tredicesimo), la forza di chi suona davanti ad un pubblico di venti persone e non si risparmia, è la forza di chi lavora tutto l’anno come muratore e poi passa le vacanze a suonare. È l’inseguimento di Icaro.

Sebbene il documentario in realtà non sia altro che un buon compito scolastico, dal punto di vista della regia e del montaggio, si può a ragione definire un capolavoro del cinema musicale. Mai alcun film documentario ha espresso al meglio ciò che significhi il senso stesso della musica come vita. I due protagonisti, quasi inconsapevolmente derisi, fanno da fulcro per una vicenda che non si riesce a non criticare per la sua immaturità ma che continua a rimanere affascinante.

 

Metal on metal
Feeling the grind
Up go the hammers
A victim to find

Metal on metal
Heads start to bang
Denim and leathers
Chains that clang

 

Keep on rockin
Keep on rockin

 

voto: *** 1/2

Su Tiziana Arrigoni

Un paio di bestemmie mi hanno fatto piegare in due dal ridere.

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