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Pandorum. L'universo parallelo

Regia di Christian Alvart vedi scheda film

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La recensione su Pandorum. L'universo parallelo

di mc 5
4 stelle

Già quel manifesto ufficiale non è che mi predisponesse granchè bene, con la protagonista femminile colta in atteggiamento di estrema tensione e sofferenza, che mi consegnava la percezione di qualcosa di artatamente esagerato, di situazioni drammatiche opprimenti. Impressioni che poi hanno trovato conferma in un film in cui cupezza e disperazione sono talmente pompate da generare irritazione e fastidio. Si è voluto scegliere questa deriva paranoica come cifra dominante. Okay. Tutto ciò potrà anche esaltare in senso fascinatorio un certo tipo di spettatore che predilige un filone, diciamo così, "sci-fi dark"...non certo me che, prima di tutto, non sono un frequentatore abituale del fanta-cinema e poi si dà il caso che in questo momento io abbia una certa repulsione verso le storie troppo tetre. Intendiamoci. Se il "nero" si accompagna al thriller o all'horror tradizionale mi sta benissimo, ma se la disperazione viene vissuta nello spazio angusto di un'astronave, beh, noia e irritazione prendono il sopravvento. Ed è esattamente quello che ha caratterizzato questa mia infelice visione. A parte il fatto che vari elementi hanno contribuito ad irritarmi ancora di più, magari anche piccoli dettagli, del tipo che l'audio in certi momenti era di un volume talmente fragoroso da indurmi a tappare le orecchie con le mani, il tutto naturalmente a sottolineare banalmente scene "topiche" dell'opera. E poi concedetemi una riflessione, che, lo ammetto, può apparire elementare e "limitata", ma che volete, ognuno ha la sua testa. Premesso che credo di non avere mai giocato ad un videogame e che non possiedo particolari cognizioni tecniche o scientifiche su ciò che attiene a missioni spaziali...insomma io di questo film non ci ho capito quasi nulla. Okay, è chiaro l'assunto di partenza, che è poi in questo campo il più ricorrente, cioè che nell'anno "duemilaequalchecosa" sulla Terra saremo in troppi e non ci sarà più spazio nè cibo per tutti, sicchè gli scienziati cercheranno continuamente di individuare altri pianeti che ci consentano di reperire risorse e soluzioni. Fin qui tutto chiaro, anche perchè il 70% dei racconti di fantascienza condivide tale dato di partenza. Ecco, quello che succede dopo e cioè tutto il percorso narrativo lungo il quale la vicenda si evolve, a me è parso oscuro ai limiti dell'incomprensibilità. Io posso capire che i ragazzini di oggi, allevati a pane e videogames, ad acqua e pc, afferrino subito tutte le faccende tecniche che coinvolgono i fibrillatissimi componenti dell'equipaggio. Io, per conto mio, ho trovato certi snodi narrativi poco chiari e legati a questioni tecniche che richiedono un'attitudine alla tecnologia che non è per niente nelle mie corde. Se poi a tutta questa tecnologia aggiungiamo una coppia di protagonisti talmente sovreccitati da apparire sempre sotto anfetamine, beh la frittata è fatta. E, non dimentichiamolo, tutto ciò collocato su uno  sfondo (sia psicologicamente che in quanto a scenografie) che è un tripudio di cupa disperazione, di ambienti bui ed irrespirabili, di predominante oscurità. Tanto che (trattavasi di proiezione pomeridiana) uscire dalla sala alla fine e rivedere la luce è stata un'autentica liberazione. Esistono pellicole fantahorror in cui il buio e la cupezza sono stati gestiti con sapienza (anche se, lo ripeto, non è il genere che prediligo) ma in questo caso tali elementi sono utilizzati in un arruffato esercizio di stile, non sortendo alcuna suggestione intelligente o creativa. Qualcuno ha individuato riferimenti precisi, alcuni condivisibili altri un pò meno. "Alien" su tutti, e l'impronta di claustrofobica tensione conferma questo accostamento. Molto più risibile (ai limiti del blasfemo) evocare "Solaris", che qui si vola molto più basso. Forse qualche elemento richiama alla lontana anche "Nightmare", a proposito di certe teorie sull'iper-sonno e i risvegli. In sintesi assistiamo alla storia dei membri di una missione spaziale i quali, risvegliati da un lungo sonno e con rari sprazzi di memoria, si affrontano, si combattono, perennemente incazzati o eccitati, e a dirla tutta non è che siano proprio dei mostri di simpatia. A proposito di mostri (quelli veri) li ho trovati brutti, realizzati male e -soprattutto- protagonisti di scene d'azione girate all'insegna di una confusione visiva che rende a tratti incomprensibile ciò che "sfreccia" sullo schermo. Troppa concitazione. E -la butto lì- anche un budget limitato che si fa sentire  proprio in certe esiguità del campo visivo durante le scene dei combattimenti. Accennavo prima all'inopportunità di citare "Solaris". Ecco, ho notato aleggiare una certa vaga pretenziosità (peraltro sposata da molti critici che hanno preso troppo sul serio questo cotè del film), che secondo me non trova corrispondenza nei fatti. Un vago evocare riflessioni morali o significati psicologici (della serie "il mostro è l'ignoto che è in noi") che a me pare posticcio se non fasullo. Tutto da buttare, dunque? No. Io salverei due cose. La sequenza conclusiva con l'inquadratura (quella sì, davvero suggestiva, peccato che duri tre minuti) panoramica del mare a cielo aperto. E poi la  (strepitosa) grafica dei titoli di coda. Un pò poco per giustificare dai 5 ai 7 euri. E adesso veniamo al cast. Anche qui dolenti note. Ben Foster si dovrebbe regolare con le anfetamine, perchè qui offre un tale sfoggio di "overacting" da far impallidire perfino Sean Penn. O almeno darsi una calmata. Dennis Quaid, a dire che è imbolsito si dice  una banalità, eppure è la più evidente delle verità. Quaid è l'ombra dell'attore che fu e -come è capitato ad altre star in declino- viene ormai utilizzato solo in horror truculenti di serie B, oppure in sci-fi movies irrilevanti come questo. Diamo a Cesare quel che è di Cesare, segnalando che "Pandorum" è -come dire- un film "serio" e non un fondo di magazzino estivo di quelli ripescati da anni fa e che durano 80 minuti. Ma ciò detto, la sufficienza io non gliela darei. In controtendenza con la nostra critica che lo ha invece accolto piuttosto benevolmente.
Voto: 5

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